Ricerche sul dominio Angioino in Albania 179 te (40), se il De Stefano (41) e il Caggese (42) vi accennarono, non sarà discaro che noi ritorniamo sull’argomento. Mentre riuscivano infruttuosi i tentativi militari, Re Roberto, di accordo o meno con il cognato Giacomo II di Aragona, cercò di dar compensi a Federico di Aragona, il quale, secondo la pace di Caltabellotta del 1302, avrebbe dovuto tenere l’isola di Sicilia, con il titolo di Re di Trinacria, fino alla sua morte, allorquando l’isola avrebbe dovuto tornare a Napoli: compensi, a fine di riavere subito la Sicilia. Ma dove trovare la materia per tale scambio? Si parlò dei beni dei Templari che avrebbero dovuto venire offerti dalla Curia di Roma, Alta Signora del Regno di Sicilia; dell’isola di Sardegna, che Giacomo avrebbe dovuto cedere al fratello; dei domini angioini su Tunisi, l’Acaja e l’Albania, che Napoli avrebbe dovuto scambiare con l’isola. Ma su Tunisi Roberto aveva solo diritti nominali perchè, dopo i Vespri, Napoli non aveva più riscosso il tributo annuo di quel Sultano, già vassallo dei Normanni, degli Svevi e di Carlo I (43), sì che le trattative si rivolsero soprattutto all’Acaja e all’Albania. Anche, però, i domini concreti greci e Durazzo — cioè quasi quanto restava del Regno albanese di Carlo I — non appartenevano di fatto all’alto Signore Re di Napoli ma al ramo cadetto degli Angiò-Taranto (con diversa condizione giuridica) (44), sì che anche a questo riguardo occorrevano •Ielle trattative fra i due rami degli Angioini medesimi. E allora sia perchè Roberto avesse speranza di riuscire nello scambio con gli Aragonesi, sia perchè egli volesse avere un documento sicuro giuridico da esibire, ecco che si giunge al rogito 28 aprile 1321 fra il Re e il fratello Filippo I Angiò-Taranto, alla presenza della madre Maria di Ungheria, della moglie del primo Sancia