I MONACI BAS1LIANI D’ITALIA IN ALBANIA 15 3 a te rill.mo Barberigo ” quale subito lo fecce trasporti tare al suo palazzo, curandolo per 40 giorni, con as-« sistenza di medici « Doppo essersi risanato, per consiglio anche del a dott. Scuffi fu spedito in Cimarra per assistermi in a quella missione, ed io — scrive lo stesso M.r Stanila a — scorgendovi in questo soggetto idonea capacità per « esercitare gl’uffici della missione, accompagnato con « lettere dellTll.mo Barberigo scrissi all’Em.ze Loro u. che degnassero confirmarlo missionario, onde li fecci & aprire scola e nel principio hebbe gran concorrenza « di scolari (7) ». L’aiuto del nuovo missionario giunse in un momento veramente opportuno sia per assistere nella infermità il Vescovo la cui salute dopo tanti anni di privazioni e di amarezze era molto deperita, ma molto più per le lotte che ad entrambi si preparavano dai soliti mestatori ortodossi. Le contrarietà questa volta non verranno da parte del Vescovo Callinico, come sembrò minacciare da principio : dato infatti che la lotta ai Missionari era quasi sempre determinata da motivi d’interesse, il buon Callinico, visto che poco o nulla c’era da smungere da quei affamati montanari, pensò bene di cambiar rotta e di cercare altrove ciò che con grandi difficoltà poteva ottenere su quei monti: « rinuntiò il Vescovato di Cimarra « e raccogliendo dalle decime buona quantità di denaro « se ne andò all’isola di Corfù, ove hebbe da quelli sig. Greci un monasterio di pingue entrate e così vive « in pace, liberatosi in un tratto dagl’impacci ed im-portunità degl’Albanesi. (7) Id. ibid. pag. 74.