I MONACI BASILIANI d’ItALIA IN ALBANIA 110 « quel sacriligo, e con ciò seguitai io senz’altro distur-h bo l’incruento sacrificio. « Non si può credere quanto dispiacere habbia ca-o gionato nel cuore del vescovo Serafino questa vitto-« ria, perchè apprendendo egli che il Mr. Stanila « havesse in quella terra maggior autorità che lui, men-« tre che in presenza di tutto il popolo haveva discacci ciato il suo servo dalla chiesa, senza che havesse poti tuto far niente contro di me, si dava alle furie, ma « non potendo far altro, nel partirsi che fece da Dri-« mades per ritornar alla sua solita residenza, lasciò in if iscritto una scomunica colla quale sotto gravi pene « proibiva a tutti gli suoi sudditi il comunicare, rnan-C giare, conversare con noi, udir nostra messa, confes-« sarsi da noi e ricevere da noi sacramento o benedi-« zione di sorta alcuna. « Tal scommunica fu dall’Esarco pubblicata dop-tt po la di lui partenza, et hebbe vigore assai maggiore « di quello che noi pensavamo, che il demonio siccome « fu quello ch’istigò il Vescovo a scriverla, così pro-« curò con ogni suo sforzo che da quella incostante genti te si osservasse; imperocché doppo di essersi pubblica-« ta, cominciarono quasi tutti in tal maniera ad abeti narsi da noi che lasciando da parte la riverenza che « come a loro P.P. Apostolici e maestri ci portavano, tt pareva che facessero a gara chi potesse peggio strati pazzarci e truffarci quel poco che havevamo. « Sarei troppo tedioso all’Em.ze W. se volessi rac-« contare ad uno per uno li strapazzi che molti di quello t. indomito popolaccio ci fecero, ma havendo in mira « la brevità, solo dico che vedendo io che era più il pati tire che l’operare; e che quelli cuori induriti non dati vano quell’orecchie che dovevano alla predicatione « del S. Evangelo, scotolando, secondo il consiglio di