152 D. NrLO Borgia « punto haveva preso il possesso della sua Chiesa in « Corfù, informatosi dagli altri del ratto che fatto mi c havea detto papà, mi disse che col mezzo del capiti tano delle galeazze Ecc.mo Sanudo, con far capitare « sotto Cimarra la sua feluca con gente armata, e pren-« dendo alcuni parenti del detto papà, in quella ma- v niera li costringessero alla restituzione della mia rob-u ba ; ma io humilmente risposi al zelo di quel santo Preti lato ringraziandolo di quella sua offerta, perchè se si « provvedesse ad operare simil’atto, ritornando io in Ci-« marra, a tutti li modi detto papà mi farebbe ammaz-a zare, disciogliendosi in questa maniera tal affare (6)». Come si vede le condizioni del Missionario non accennavano affatto a migliorare, erano rese anzi più penose da quella specie di abbandono in cui veniva lasciato nella sua solitudine, sotto il peso enorme di una situazione quanto mai incerta e pericolosa. § III. Il P. Giona Corintio. Ne ebbe compassione l’Arcivescovo di Corfù M.r Barberigo che da poco avea preso possesso di quella sede, e altro non potendo, sul momento gli inviò un aiuto nella persona di tal P. Giona Corinthio da Negro-ponte, antico alunno dei PP. Gesuiti e dai medesimi raccomandato a quell’Ecc.mo Arcivescovo. Disgraziatamente l’aiuto del nuovo missionario non potè essere così immediato quale l’esigeva il bisogno del Vicario Apostolico e lo stato della Missione; poiché egli giunse a Corfù « dal lungo viaggio mal tratti tato e gravemente infermo. Lo accolse amorevolmen- (61 Korol., loc. cit. pag. 73.