84 D. Nilo Borgia tacevano e spesso il loro silenzio era tolleranza benevola, se non sincera amicizia : non così quando si recavano sulle montagne : diventavano aggressivi, irragionevoli, feroci. Tutto ciò è doloroso, è triste, ma non per questo cessa dall’esser vero! Anche per il nostro D. Onofrio arrivò il suo turno. attore diretto ed immediato questa volta non fu il Metropolita di Ianina, sibbene « un suo P. Trandafilo — « TiavTa)(; - maestro della metropoli, Corfiotto, che « era bandito e fuggito da tutto lo Stato Veneto per « l’heresie che haveva contro la Santa Chiesa Romana « propalato. Per istigatione di quest’eretico e scisma-« tico infiammòsi l’animo del metropolita » in maniera tutta particolare contro il P. Onofrio, al quale erano dirette tutte le maledizioni e tutte le scomuniche, rimasto solo nella missione, durante il periodo torbido di Mr. Lascari. Lo si voleva in tutti i conti « balzar- lo dal suo posto », scacciarlo dalla Chimara e costringerlo ad abbandonare per sempre la missione. Si difendeva come meglio poteva il buon Missionario « non fati cendo conto delle scomuniche di detto Vescovo, anzi « con gran libertà rispondeva alla petolanza di alcuni « messaggeri che per ordine del Vescovo v’andavano « a dimandare varie cose acciò non dovesse celebrare, « e così costretto il popolo lo sodisfacessero nella con-« tribuzione della sue decime. Ma il P. Onofrio preti vedendo l’animo di coloro verso di lui conturbato, tt sprezzando i precetti del Vescovo andò intrepidamen-« te a celebrare, che perciò adiratosi il detto Vescovo « fulminò scommunica contro di lui ed ogn’uno che « osasse mandare i suoi figliuoli alla dottrina del loro « maestro » (12). (12) Id. ibid., pag. 59.