Ricerche sul dominio Angioino in Albania 181 nelle trattative diplomatiche con Re Giacomo si dovette esagerare sulla importanza di quei domini. Solo così può spiegarsi che Giacomo, scrivendo al fratello Federico il 5 marzo 1312, ripeteva gli elogi angioini sull’Albania come di « Regno molto nobile e ricco », con capitale Du-razzo e « altre città e luoghi », oltre quelli da conquistarsi sui Greci; così come ripeteva le lodi dell’Acaja quale una « Signoria regale, molto nobile e ricca di città e di luoghi e di rendite con 500 cavalieri vassalli, al di fuori di altri cavalieri, baroni e prelati » (50). Nonostante, però, tali elogi abbastanza infondati, e nonostante la promessa angioina di lasciare parte delle rendite della Sicilia per aiutare la conquista dell’Albania (51) o anche metà dell’isola (52) a Federico di Aragona, gli Aragonesi ben compresero che si trattava di miraggi illusori, mentre ben concreto era il loro possesso siciliano, malgrado minacce pontificie e angioine. Anche questo tentativo di accordo cadde, pertanto; ma esso dimostra non solo che Re Roberto riteneva sempre l’Albania nella sua sfera d’influenza, ma anche che egli attribuiva ad essa un concreto valore se egli si impegnò nel 1311 a versare al fratello ben 70000 once, quasi 70 milioni di lire carta odierna (53). Che anzi, poiché nel 1332 il ramo di Gravina passò al Tarantino 5000 once d’oro per la plusvalenza dell’Acaja (scambiata dalla seconda Casa alla prima) sull’Albania (54), si dovrebbe giungere alla conclusione che Durazzo e le poche terre albanesi valessero ben 65000 once : ma si tratterebbe di risultato erroneo perchè diverse erano le condizioni del 1311 e quelle del 1332 e, soprattutto, diverse le possibilità finanziarie del Re di Napoli e quelle della Casa ducale di Angiò-Gravina. Diamo qui il testo del documento notevolissimo del 1311, edito non integralmente negli Acta, che noi ab-