114 D. Nilo Borgia loro ministero si schieravano nemici occulti dalle armi insidiose, perchè adoperate per scuotere la buona fede del popolo e indurlo a sollevarsi contro l’azione paterna e pacifica dei Missionari (19). Di fronte a questi attacchi la loro azione veniva paralizzata, e quindi facilmente si spiega come quegli stessi Missionari che si gettavano impavidi in mezzo a quegli animi sfrenati con evidente pericolo della stessa loro vita, si sentivano avviliti e depressi, quando la lot-tfi che loro si faceva era condotta con mezzi ineguali, con la diffamazione e con la calunnia, diretta più che alle loro persone alla sostanza del loro ministero : furon sempre queste le armi del settarismo in tutti i luoghi e in tutti i tempi. Di questo genere di attacchi scrivono a lungo i due Missionari nelle loro relazioni e noi come al solito riproduciamo qui lo svolgimento dei fatti con le parole stesse con cui furono riferiti alla S. Congregazione di Propaganda. Diamo la preferenza al De Camillis e perchè più diffuso e perchè meno interessato negli episodi di cui ci fornisce la narrazione: « Questi et altri avvenimenti, che per brevità tra-« lascio, successero in due anni che io mi trattenni in d Drimades, nel qual tempo passammo grandi pericoli « e travagli bora per impedire i mali che stavano per « commettere, et hora per rimediare a quelli che com-« messi si erano; per il che ci bisognava star sempre fra « le risse e tumulti con continua paura di non essere « anche noi come forastieri, privi di forze, qualche « volta assassinati : nè perciò lasciavamo gli altri eser-« citij della missione, acciò che se non potevamo rac- (19) Cf. Arch. Propag. Atti del 1670, voi. 39, Congregazione del 7 Loglio.