I MONACI BASILIANI D’ITALIA IN ALBANIA 95 « celle, e solevo nel mare una furiosa tempesta, che a perdendo tutti ogni speranza di salute aspettavano di « hora in hora la morte. Ma perchè il Signore Iddio « non suole mai abbandonare nei bisogni chi con de-« votione e confidenza s’impiega nel suo servitio, volle « che li suoi SS.(anti) corressero visibilmente in loro « aiuto; conciosiacosachè un sacerdote chiamato Elia « che stava al lato del Monsignore in quel fortunoso diti battimento del mare, pigliando alquanto di sonno, « vidde tre cavalieri che dalle montagne frettolosamen-« te scendendo verso la volta loro e con volto allegro e ge- li sti festosi facendo a loro animo dissero : Non dubitate, « o figliuoli, che il Signore non vi lascerà perire in que-« sta fortuna : e detto questo disparvero et il Sacerdoti te svegliandosi raccontò al Monsignore la visione; il ti quale dalli contrassegni e fattezze che quelli SS. ha- ll vevano, giudicò che quelli fussero li tre gloriosi marci tiri S. Giorgio, S. Demetrio e S. Teodoro, che appresti so li Greci sono con straordinaria devotione riveriti. « E si confermò dagli effetti perchè in un subito « rasserenandosi fuor d’ogni aspettatione l’aria, e cesti sando quella tempesta, seguitarono felicemente il ir viaggio, et in memoria di tanta gratia il Monsignore a fece fare tre belli quadri con l’immagine delli tre gio- ii riosi SS. sopradetti. « Arrivato dunque a salvamento il Monsignore a « Corfù, tanto s’adoperò con quelli Signori che ottenne « la gratia che fussero liberati dalla galera quelli pove-tr ri Drimadiotti (cosa che fece molto edificare tutta ti Corfù) e con essi se ne ritornò a Drimades, dove fu « da tutti accolto con gran giubilo ed allegrezza. Quivi « non contento d’havere usato quella carità verso li « Drimadiotti, volle anche usarla verso li poveri Feti luchieri ch’erano tenuti schiavi dalli Turchi, per il