La lingua albanese 27 dei più profondi conoscitori dell’Albania e della sua flora, ha dato fin qui ben poco alla linguistica albanese. Anche gli scarsi italo-albanesi che, come il Camarda e lo Schirò prima ed ora il Petrotta (53) se ne sono occupati non erano al corrente delle ricerche o erano traviati da preconcettti oppure non possedevano e non possiedono il severo metodo scientifico. Fra i linguisti italiani gli unici che si siano occupati di albanese sono stati G. I. Ascoli nel passato (54) e in questi ultimi anni Matteo Bartoli, che ci onora oggi della sua presenza, e chi vi parla, ma anch’essi sono venuti ad occuparsi di argomenti albanesi quasi al margine dei loro studi della romanità balcanica. Eppure l’Albania ci è vicina; i nostri rapporti con l’Albania sono secolari, le due nazioni sono amiche e l’Albania ci ha dato, nel difficile momento che attraver* siamo, una prova della sua fedeltà, una prova che essa rimane fedele al suo antico diritto consuetudinario per cui la sua besè è sacra. Se dal corso di lingua e letteratura albanese che oggi si comincia, potrà sorgere in qualcuno degli studenti albanesi, ospiti graditissimi dell’Ateneo patavino, o in qualcuno degli studenti italiani, il cui ingegno e il cui spirito d’iniziativa non è secondo a nessuno, il desiderio di approfondirsi nell’albanologia, io mi potrò dichiarare soddisfatto delle fatiche che porrò in questo corso, affinchè esso riesca degno del nostro Ateneo e della nazione amica e fedele, cui mi piace dedicare il corso stesso, fino da oggi e cioè fin dall’inizio, proprio come si dedica un libro sulla sua prima pagina. Carlo Tagliavini