La lingua albanese 17 dei Traci, è giocoforza ammettere che essi siano venuti dal sud al nord e dall’est all’ovest. Secondo il Weigand (Balkanarchiv, III, 1927, p. 231 segg.) contro l’autocto-nia degli Albanesi parlano diversi elementi: i nomi di luogo latini non seguono i mutamenti fonetici propri all’albanese, ma quelli dell’antico dalmatico; la terminologia marinaresca e peschereccia è di origine stranie-na, cosa quasi impossibile per un popolo che avesse avuto sempre le sue sedi sulla riva dell’Adriatico; non esistono influssi dalmatici in albanese, ma solo italiani c veneti; in albanese ci sono parecchie parole che si possono provare di origine trace, mentre parecchi nomi propri di persona e di luogo traci e daci si spiegano coll’aiuto dell’albanese. Se gli Albanesi avessero sempre abitato l’odierna Albania, i nomi di luogo più antichi dovrebbero aver assunto il sistema fonetico albanese; gli Albanesi non sono nominati prima del sec. XI, quantunque la regione dove ora abitano sia ricordata in parecchi documenti anteriori; i rapporti rumeno-albanesi e in generale balcanici esigono un contatto fra gli Albanesi e i Valacchi, ecc. ecc. Per quanto non tutti questi punti reggano alla critica, pure, allo stato dei fatti odierno è d’uopo ritenere che non solo l’illirico rappresenti la base indoeuropea dell’albanese, ma una lingua illiro-trace, o, più probabilmente un dialetto tràce illirizzato^ Così si spiegano anche le coincidenze sintattiche e fonetiche che si chiamano «balcaniche». 5. E passiamo ora a dare un rapido sguardo al tesoro lessicale dell’albanese. Già al principio ho citate le parole del Meillet: «la plus grande partie du voca-bulaire se compose de mots cmpruntés au latin, au grec, au ture, au slave, à l’italien » e ho promesso di discu- Sludi Albanesi, V-VI. 2