Penetrazione e adattamento delle voci Italiane, ecc. 219 il sud e precisamente fino al Musachià giacché Kristoforidhi, Lex. pag. 38, elenca bab'è, pi. babate « s7TÌ0eTOv àitoSiSófxevov si? Tà<; yuvaixai; ty)s Mu^exia? »; cfr. anche habe, a Tante, alte Frau » Meyer, A. St. V. 69 in Grecia. Parallelamente a « nonna », per « nonno » invece di gjyshi si usa did-i che deriva dalla forma ikavica corrispondente al croato letterario d je d « der Grossvater, Avus » (Ivekovic -Broz, I, 216). La zia è detta tétea, accanto a iàia; non possiamo dire con esattezza se questa voce sia stata mutuata dal croato t é t a cc zia paterna » (Parcic) dopo la venuta a Zara, perchè anche in Albania si conosce la voce tete, documentata dal Meyer, EW, 428, senza luogo di provenienza, col senso di «Tante von väterlicher Seite ». La voce manca ai dizionari di Bashkimi, Jungg, Rossi (Kristoforidhi, a pag. 423 registra solo tetea come variante fonetica di talea « il padre » a Krupa). Un elemento latino (Budmani, Rad, LXV, 161; Reietar, Rad, CCXLVIII, 217) o dalmatico (Bartoli, II, 296), ma qui penetrato per via croata, è il nome del nipote: neput-i, femm. neput-a<.cr. n e p ü t, n e p ü t a . Questa voce non è croata letteraria, ma un elemento dalmatico (nepàut, nepuat.) penetrato come voce dialettale nei dialetti slavi della Dalmazia (registrato per Ragusa da Budmani, 161, Resetar, Derzic, § 114 e per l’isola Lunga da Cronia ID, VI, 166; v. altre doc. presso Bartoli 1. c.). Accanto a questa voce importata, il dialetto di Borgo Erizzo conserva anche la parola albanese nip di origine latina o indoeuropea (v. Miklosich, AF. II. 558; Meyer, EW. 310; Jokl, Unt. 26 segg. WS. XII, 82; Skok, Arh. I, 221) registrata dal Weigand, 232. Il cognato è detto diver-i; e diver-i è anche l’accompagnatore della sposa. cc Stabilito il giorno delle nozze — scrive l’Erber, 77 — due parenti dello sposo, i diveri, portano in casa della ragazza un paio di calze rosse (le vergini le portano ricamate) e di scarpe gialle guernite in rosso, ma devono abbandonare in fuga la casa ricevendo in dono due fazzoletti di seta ». Più tardi i diveri prendono a braccetto la