Consuetudini nelle montagne albanesi, ecc. 105 cessiva applicazione del principio del taglione, dico però, d’altro canto, che tali principi draconiani sono in parte spiegabili se li si colloca in rapporto alla società nel seno essi si manifestano. I casi succitati provano — come ho già detto — che la vendetta doveva essere un mezzo di reazione privata valido sempre, sia che l’offesa toccasse la vita, o gli averi. Ciò porta indubbiamente ad un crescente disordine nell’ordine costituito delle società, e minaccia di straziare la loro tranquilla consistenza in continue lotte private. Tali lotte distruggono la forza interna dei gruppi, e indebolendoli li mettono nelle condizioni d’essere oppressi o addirittura distrutti da gruppi più forti. Ed allora è il caso tipico —- da tutti i sociologi osservati, e dallo Spencer per primo giustamente messo in luce — nel quale la funzione giudiziaria nasce dalla necessità stessa di essere forti per combattere e per difendersi. S’instaura così un primo sistema di giustizia, esso è il principio del taglione. Ma perchè tale principio possa veramente avere efficacia, e raggiungere i risultati che si propone, è necessario applicarlo in pieno, fino alle sue più estreme conseguenze anche se attenti troppo palesamente alle basi dell’equità. Attribuendo all’autore del primo male — in conseguenza della legge del taglione — un nuovo male che, per quantità e qualità materiali, superi il primo si satura l’animo degli offesi sconvolti dall’odio e si toglie perciò la possibilità che essi rimasti insoddisfatti non provochino nuovi disordini, nel mentre si applica un principio di retribuzione materiale che potè forse suonare vera giustizia per quegli uomini, dalla coscienza, certo, non sufficientemente evoluta. Per ciò adunque tale vendetta parte pur sempre