62 Giuseppe Castelletti Per il resto, eccezion fatta per la raccolta del Ka-nun Dukagjinit compilata sulla rivista « Hylli i Dri-tes » (la stella del Mattino) negli anni 1912, 1914 e 1921 1922 da padre Stefano Giecov, e per alcuni studi di sacerdoti albanesi una vera e seria bibliografia sull’argo-mento in questione non esiste. E di tale fatto c’è da rammaricarsene perché tali consuetudini che dettano norme d’organizzazione sociale e di diritto penale e privato sono indubbiamente di alto interesse sia pratico che dottrinale, tanto per il sociologo che per il giurista. Occorre ricordare, che tali popolazioni sia per l’amore profondo verso le proprie tradizioni, sia perchè isolate — direi quasi — durante i cinque secoli di dominazione turca da tutta la civiltà Occidentale in continuo progresso, hanno conservato quasi ancora viventi, in mezzo alla civiltà attuale, costumi giuridici e sociali di un mondo lontano da noi molti secoli. Tale acquisto non è da poco se si pensa che esso ci permette di conoscere una volta di più, in una specie di embriologia sociale e giuridica, studi importanti attraverso ai quali anche la nostra civiltà è passata prima di giungere al grado attuale. E tale conoscenza è veramente preziosa, — direi quasi indispensabile —, per farci comprendere il valore e le principali leggi di sviluppo e di organizzazione dei più importanti fenomeni giuridici e sociali, anche a noi contemporanei. Ma esaminato ancora da un altro punto di vista lo studio del Kanun Dukagjinit, è indubbiamente di alto interesse immediato e particolare poiché essendo le sue consuetudini intima e spontanea espressione della coscienza popolare, che prima le ha create e poi le ha mantenute in vita, praticandole, la conoscenza di quelle