52 P. Fulvio Cordignano S. J. ATTO TERZO — La repressione delle montagne. Gli auguri e il patto con cui si separarono gli armati delle montagne, erano buoni e belli, ma i fatti seguenti dovevan essere alquanto diversi. E’ vero che a Scutari, grazie al pronto ed energico intervento di tutte le autorità, locali e estere, civili ed ecclesiastiche, si era impedito un macello, ma non si perdonò e non si dimenticò il fatto del porco fatto in quarti nella moschea di Rusi. I montanari che si ritenevano colpevoli dovevano pagarla, e invece di contare ingiuria per ingiuria, e chiudere i conti con un pareggio troppo ragionevole e troppo giusto, voluto anche dalle circostanze tutt’altro che tranquille, si ordì un intrigo per rompere la momentanea solidarietà delle montagne, e far sentire ai colpevoli di Rriolli e di Pulti, tutta l’indignazione della legge dello xhibàl. Ora codesta indignazione doveva scaricarsi sopratutto sui Kòkaj di Rrjolli considerati come i provocatori e i più facinorosi. Poiché si era aggiunto in poco tempo un altro fatto, simile in tutto a quello della moschea di Rusi. La casa di Halìl Turku, come sopra si è raccontato, era stata abbattuta, e per ordine del Governo fu poi anche rimessa la croce. Se non che la croce scomparve di nuovoj nuova ingiuria, nuova provocazione, e le ire naturalmente si riaccesero più forti che mai. Senza riflettere più che tanto alle conseguenze (in casi simili il montanaro non riflette) certo Kolé Prelo§i (?) insieme con Zef Toma, Gjur Gjeka e Kole Gjeke Pjetri, vanno difilati a Kur-te con un altro porco e vi fecero la stessa operazione come avevano fatto quei di Pulti a Rusi, e per di più le budella le gettarono nel pozzo del villaggio. Quando la mattina le donne si recarono ad attingere acqua, al