Pagine di storia veneta 15 due nipoti di Scanderbeg, Elena Castriota e Pietro figlio di Elia, duca di Zadrimna ricorrevano alla Repubblica nel 1581 affinchè fosse loro accordato quell’aiuto che permettesse loro di vivere con minor disagio di quello in cui versavano, nello stato di Napoli o in quel- lo di Milano. Ma uno Scanderbeg Tsernoievic, San-giacco del Montenegro, è descritto dal Rettore di Cat-taro come sospetto di favorire i Turchi (11). Le sollevazioni degli Albanesi. Se con l’instaurazione del dominio turco in Albania, la religione di Maometto acquistò numerosi proseliti (specialmente fra coloro che per bassi interessi materiali, desideravano conservare sotto la protezione del Sultano i beni e la potenza) essa non riuscì a vincolare i vinti e i vincitori e a spegnere nei primi la fiamma dell’amor patrio e il desiderio dell’indipendenza. Inferiori per numero e per mezzi guerreschi ai dominatori, privi di un capo che li guidasse alla vittoria, gli Albanesi tesserono numerose congiure tendenti tutte alla liberazione dal dominio turco e lanciarono disperati appelli alle potenze che del pari erano danneggiate dall’impero musulmano in Europa; prima fra queste la Repubblica di Venezia. Più di una volta gli Albanesi si rivolsero alla Serenissima dichiarando ad essa incondizionata fedeltà, desiderosi di « viver e mo- Consiglio dei Dieci congratulandosi con la Repubblica per la vittoria da questa riportata alle Curzolari contro i Turchi; vittoria, egli diceva, tanto giovevole anche agli Albanesi. (11) Lettera di Pietro Zon al Consiglio dei Dieci (1515, 2 febbraio).