I MONACI BASILIANI D’ITALIA IN ALBANIA 167 roso ma barbaro, cristiano, ma dagl’istinti selvaggi ed estremamente impulsivo. E si deve a quest’indole fatta di scatti e d’impazienze l’oscillare continuo dei loro propositi e delle incipienti e sempre rinnovantesi convinzioni religiose, di guisa che ora si dichiaravano cattolici fino all’entusiasmo e un istante più tardi si schieravano contro lo stesso Missionario. Peggio poi quando si trovassero di fronte al Vescovo Ortodosso che, conoscendo il lato debole del loro carattere, facilmente li dominava, con la minaccia delle scomuniche, li scoraggiava, li abbatteva e non era raro il caso di parziali e temporanee defezioni. Questo nel suo complesso l’ambiente morale delle imprese apostoliche dei nostri Missionari, terreno difficile e scabroso per se stesso, ma che diveniva infido per l’azione dei Vescovi, Sacerdoti e Monaci Greci, dei quali l’azione fu quasi sempre deleteria nei periodi in cui la Missione veniva temporaneamente sospesa, scaduto il triennio regolamentare. # * * Di queste disposizioni di animo e di ambiente noi avremo continue prove dai documenti che forniranno la base dell’esposizione storica della Missione di Chimara; contuttociò, del bene se ne è fatto assai, e se oggidì i villaggi superstiti della contrada sono ancora cristiani si deve allo zelo dei Missionari cattolici, mentre al contrario tutte le terre e borgate dov’essi non posero piede, ma che pur erano provvisti di sacerdoti ortodossi, sono state completamente travolte o inghiottite dall’islamismo. E’ una considerazione che prima di noi aveva fatto