46 P. Fulvio Cordignano S. J. mini delle nubi in tempesta, giurando di non averci a-vuto parte assolutamente. Ma Mgr. Guerini domanda giustizia, e il Governatore al modo solito promise molto e mantenne poco, poiché si limitò a far abbattere la casa che Halìl aveva piantato proprio sull’area della chiesetta in rovina. I cattolici delle montagne cominciarono a mormorare e ad agitarsi, indispettiti. Mgr. Guerini con una lettera inviata a D. Giuseppe di Rrjolli raccomandava la calma. La calma durò assai poco. Il segnale della reazione venne da Pulti, a cui non fu estraneo anche questa volta Mgr. Marconi. Una dozzina di Pultesi accomiatandosi da Monsignore, discesero verso il piano per andare a Scutari. Mulinavano un tiro che doveva essere una semplice burla, per quanto sarcastica e mordace, ma che rischiò di farsi una tragedia. Cominciava l’atto secondo del dramma. A costoro si unì qualcuno di Rrjolli (Mark Prelogi, e forse Kolèc Gjeka). La strada di Rriolli-Pulti entra a Scutari proprio nel quartiere dove in principio, appena traversato il ponte dell’asino (Ura e Magjarit) sopra un canale per mulini, sorge la così detta moschea di Rusi, o moschea di Salò Kali. Si noti che correvano forti sospetti che Salò Kali abitante in una casa di fronte alla moschea, fosse stato l’istigatore perchè fosse levata la croce di Rrjolli. I nostri montanari si avvicinarono di notte alla Moschea, protetti dalle ombre, ne sfondarono la porta, vi introdussero un porco e ne fecero macello. Col sangue e col contenuto dei visceri unsero le pareti da per tutto, e trasformarono il luogo sacro dei Musulmani peggio che in una macelleria : era più che una farsa, una satira che feriva nel cuore l’amor proprio e il sentimento religioso di un’intera popolazione. Peggio ingiuria non si poteva immaginare, e i no-