I MONACI BASILIANI D’ITALIA IN ALBANIA 191 dinali : posse hoc opus charitatis iniungi presbytero graeco qui vocator JSeophytus (9). E per questa via misteriosa noi c’incontriamo col venerando Missionario della Chimara, che dedica gli ultimi resti delle sue forze a preparare un successore e un continuatore dell’opera da lui così bene iniziata e sostenuta, con copiosi frutti, per molti anni. Non ne abbiamo i documenti, ma con ogni buon fondamento possiamo ritenere che durante i primi mesi d’insegnamento il santo vegliardo venisse a mancare al singolare suo discepolo, dacché incominciato il corso dello studio nell’inverno del 1658, si era appena arrivati all’agosto dello stesso anno quando: « D. Simeone « monaco greco.....vedendo che per l’età e molto più per « mancanza di chi l’insegni nel suo idioma, non può « conseguire l’intento » chiede « qualche somma di dece nari per comprar libri necessari, per rivestirsi e cc far il viaggio (10) ». E fin qui nulla di straordinario. § II. Ritorna a Roma arcivescovo. Ciò che potrà sembrare inverosimile e che giustamente cominciava a destar non si sa se ammirazione o sospetti poco benevoli, è il suo ritorno improvviso a Roma sotto le vesti e la dignità arcivescovile di Durazzo. La relazione di questi avvenimenti, fatta dal Segretario della Sacra Congregazione di Propaganda, ci ha conser- (9) Arch. Propag., Atti, voi. 27 (1658), Congreg. del 21 marzo N. 1, Fol. 56. E’ la probabile testimonianza dell’incontro del Rodino con il Lascaris. (10) Arch. Propag., Atti, voi. 27 (1658), Congreg. del 6 agosto, N. 14, Fol. 216. La mancanza di chi gli insegni nel suo idioma, non si può spiegare se non con la malattia, o con la morte del P. Rodino.