Un dramma storico del 1897 nell’Albania del Nord 41 più che proprio nel terreno della chiesa, a due passi dalle rovine, sorgeva allora la casa, scomparsa ora an-ch’essa, di Halil Turku, turco tre volte, per nome, per fede e per fanatismo. Reggeva allora la Chiesa di Pulati Mgr. Nicola Marconi O. M. trentino, che dalla fortezza di Xhani cinta da vette insuperabili e dai fucili di montanari senza paura, credeva poter impunemente sfidare qualunque rancore di fanatismo. Alla residenza di Xhani dovette svolgersi nell’intimità la prima scena del dramma. Egli suggerì al parroco di Lugu i Rrjollit D. Giuseppe Shkreli, di far piantare una croce in mezzo ai sepolcri cattolici di Kurte, non tanto perchè la esigeva il luogo sacro, quanto per rialzare un segno visibile a tutti, turchi e cristiani, che quello era un luogo sacro e inviolabile, all’ombra delle grandi montagne protettrici della fede di Cristo. Don Giuseppe ne parlò con alcuni coraggiosi della fratellanza di Kókaj, i figli di Gjeke Pjetri e con Luke Prela, e chiamarono anche Kote Mehmeti, in cui valeva più la saviezza che l’audacia. Questi osservò subito: «Non ci lasceranno». « Come? — risposero — non ci lasceranno??! Non credere che ci faccian paura, e del resto o per amore o per forza la croce sarà piantata! ». « Piuttosto come stiamo col Governo? ». « Oh quanto al Governo — fece D. Giuseppe — ci penso io sul da fare ». In conclusione di quell’abboccamento, decisero di piantare la croce, e che fosse in domenica. Quando ecco un fatto nuovo viene a mettere un altro peso sulla bilancia della decisione. Si presentano da Lohja, villaggio a poche ore di distanza, sulle falde bianche e rocciose di quel gruppo di montagne, tre individui, fra cui Preke Gjoka. Era questo Preké così rinomato per la sua bravura che poteva dire senza grande spaval-