48 P. Fulvio Cordignano S. J. era sventrato quel porco nella moschea avesse avuto avviso di star pronto e di mandare a Scutari un certo numero di armati per difendere in qualunque caso i cattolici, e che di fatto ne entrarono parecchi e si sparsero un po’ da per tutto pei negozi dei mercanti. Ma per Scutari sembrò subito di essere alla vigilia di una strage. Il furone dei Musulmani irritato al sommo da quell’ingiuria, spinse immediatamente tutto il popolo a fare una terribile e immediata vendetta di sangue sui cattolici. Questi si sentivano di numero e di forze assai inferiori, e non si poteva prevedere a qual qunto potevano giungere le cose se non si prendevano subito misure di estrema energia. Fu mandata la voce alle montagne perchè discendessero a difendere i cattolici, mentre nello stesso tempo i consoli delle potenze straniere intuito il pericolo fecero senza nessun ritardo ricorso al vali perchè impedisse con tutti i mezzi lo scoppio della strage. Ascoltiamo da un sacerdote che ebbe parte a quei fatti, D. Pietro Tusha (presentemente parroco di Jubani e allora cooperatore di Shkreli), come si svolsero le cose nella montagna. La notizia dei fatti giunse a Shkreli, una delle tribù più potenti e più coraggiose, la sera di quel giorno, quanto occorreva allora per giungervi un corriere da Scutari. Si diceva che la Croce di Kurte era stata strappata e perduta, e che in compenso si era massacrato un porco nella moschea di Rusi. « Veramente — osservò il sacerdote — hanno ricevuto semplicemente pan per focaccia, e ora siamo pari ». Ma ci fu chi aggiunse subito che a Scutari si era fatta strage dei cristiani con grande spargimento di sangue e che fra gli altri erano rimasti uccisi dei sacerdoti e rovinate delle chiese. « Oh in questo poi — soggiunse il sacerdote — son passati di là del confine ». Allora vedendo il peri-