Penetrazione e adattamento delle voci Italiane, ecc.
221
fidanzato » (Parcic). Per la madrina non si è conservato il termine albanese nune, ma si è presa una voce croata e precisa-mente strin-a<Zcr. strina che propriamente vuol dire « zia paterna », ma che si usa anche per una donna anziana di cui non si conosce il nome (Ivekovic-Broz, II, 482-83). Anche per il patrigno si usa il croatismo ocw-i<cr. ò c u h « Stiefvater » (Ive-kovic-Broz, I, 851).
    Chiuderemo con una voce romanza passata di sicuro attraverso il croato (per quanto il mutamento della desinenza -ore in -ur sia tanto del croato, v. Budmani, Rad LXY, 163; Bartoli, Zbornik Jagic 44; Resetar, Rad, CCXLVIII, 227, che dell’albanese, v. Helbig, 39). Questa parola è pre-garaturi<i cr. prekaratur che propriamente vale « procuratore », ma all’isola Lunga «coadiutore» (Cronia, ID, VI, 118; v. anche Strohal, Rad CXCIX, 150). Questa serie di voci croate, relativamente abbondante, non deve, per altro, far credere ad un impoverimento eccessivo del pristino tesoro lessicale. E’ un fenomeno non raro in queste regioni. Si vedano per es. i numerosi elenchi di voci di parentela italiane penetrate in croato, riportati da Budmani, 164 segg. e Kusar, 18, rispettivamente per Ragusa ed Arbe.
    Passiamo ora ai nomi di parti del corpo; qui troviamo un numero relativamente piccolo di elementi italiani e un numero di poco maggiore di elementi croati; i fianchi sono detti fiàncet (sing. fiànk-u)<C.ven. e it. fianco (v. anche Wengler, 104). Le tempie sono dette tqmpiaKit. tempie ; l’ugola è detta linguéta<C it. linguetta . Non mi risulta che a Zara « lin-gueta » abbia il senso di ugola, però questo senso non è ignoto in altre parti d’Italia, e proprio sulla costa adriatica dirimpetto alla Dalmazia, per es. a Grottammare (la lengwatta, cfr. AIS c. 111). Il prof. Soglian mi comunica gentilmente che la voce non è ignota in questo senso neppure ai dialetti cakavi. Lo stomaco è detto stunk-u; il Meyer, EW. 293, citando la forma di Borgo Erizzo, la trae dall’italiano sto-