102 Giuseppe Castelletti Il principio fondamentale della vendetta albanese che ritroviamo nelle consuetudini è il seguente : « Il valore della vita è uguale per tutti, tanto per il buono che per il cattivo ». Giù qui ritroviamo un accenno ben netto al valore assoluto delPindividualità umana, astrazione fatta da ogni particolare valutazione di essa sia nel campo morale che sociale « Perchè — dicono ancora delle massime consuetudinarie, negando una valutazione di tale genere — se ci fossero state distinzioni il debole sarebbe stato ucciso senza che alcuno si fosse presentato a vendicarlo! ». Da ciò deriva naturalmente il principio rigido di vendetta retributiva che conduce alla massima del taglione « Il sangue — dicono ancora infatti le consuetudini — è considerato uguale per tutti, quindi ogni goccia di sangue sparso per un omicidio ne domanda un altra, ed una anima ne reclama un’altra anima e chi uccide in tale caso è graziato da Dio!! E le consuetudini si sforzano al massimo di chiarire questo principio di retribuzione poiché cercano di eliminare ogni dubbio possibile che potesse sorgere nell’applicazione della vendetta distinguendo questa da ogni altra possibile sanzione che, come la multa in bestiame potrebbe essere, applicata dal gruppo. Esse infatti dicono in modo incisivo « Il sangue saugue, la multa multa », ed ancora « la multa non fa conto col sangue » cioè ove i parenti dell’ucciso hanno diritto a vendicarsi, la multa che i capi del gruppo potranno reclamare per l’omicidio non elimina in quelli il diritto di fare vendette. Ma la vendetta è soltanto legittima se segue ad un omicidio, e non è tale invece nel caso che tenga dietro ad un offesa che danneggi in altro modo l’individuo, nel