8 M. Baetou Più precise indicazioni, geografiche e cronologiche, sui linguaggi dellu Venezia Giulia e della Dalmazia (6) si troveranno più avanti. Lo scopo principale del presente articolo è racco-gliere e illustrare le poche reliquie albanesi dell’Istria. E comincio con una traduzione inedita della Parabola del Figliuol prodigo. Il manoscritto, di cui si vedrà ora la fotografia, si conserva a Milano, nell’Ambrosiana, fra le Carte Bion-delli, con la segnatura nuova D. 139 ( = BS VII 1), e porta questa data: Istria - Barbana, 20 settembre 1835. Il traduttore è stato, probabilmente, un Don Giuseppe Corinaldi, canonico e decano di Parenzo. Egli ha fatto pervenire la traduzione al canonico Pietro Stan-covich, un benemerito studioso di Barbana d’Istria, che l’ha poi spedita, com’è probabile, ad Alessandro Para-via, di Zara, professore all’Università di Torino. Infine, per mezzo di Giovenale Vegezzi (suocero di Costantino JSigra) e di B. Pomba, la traduzione è giunta a Bernardino Biondelli. Questi preparava allora il suo Atlante linguistico d’Europa, o almeno la parte che riguardava VItalia, tutta quanta (7). Lo Stancovich raccomandava che nell'opera « che dall’Illustre e dotto signore [Biondelli] s’intraprende » si accogliessero « tutte le Lingue, che si parlano in Italia ». Ed è commovente leggere ciò che lo studioso istriano scriveva — o accennava fra le righe — al linguista lombardo, sotto gli occhi vigili della censura austriaca: « Perdonerà l’illustre Letterato, se ho azzardato queste osservazioni, mentre non derivano esse, che dall’amore della patria comune ».