Nell’Albania di treiNt’anni fv 87 genza. E anche per questo rispetto essi introducono nel concetto dell’universo e nella visione di ciò che non ha limiti una sapienza e una giustezza profonda di osservazione che fa stupire. Intendiamoci bene che tutto ciò non passa oltre i confini della ragione naturale, poiché quando si parla di catechismo e di misteri cristiani allora si è lontani dall’avere idee chiare e precise. Una cosa è rimasta radicata tenacissimamente nella pratica e nella coscienza, che quando uno teme di essere vicino al passo fatale della vita, vuole assolutamente avere al suo fianco il sacedote. Questa è una di quelle misericordie provvidenziali che usa Dio con questo povero popolo, ed è una delle sue più spiccate caratteristiche religiose. La vita futura, nelle loro speranze e nei loro terrori, non ha una grande elevazione ideale perchè non forma neppure oggetto di inquisizione o di ricerca intellettuale. Al modo di codesta vita d’oltre tomba non ci si pensa. È frequente trovar però delle persone e in date regioni si può dir tutti che non pensano ci abbia a esser mai la risurrezione dei corpi. Il corpo discende nella fossa, e solo lo spirito ha diritto all’immortalità. Si crede che i morti possano ricomparire, e generalmente non sono i buoni che ricompaiono, e si è persuasi di poter essere in comunicazione con esseri celesti a traverso i sogni. Oltre queste linee generali non si porta il pensiero del montagnolo nei problemi che abbracciano il mondo e l’eternità. P. Fulvio Cordjgnano. N. B. — Questo « saggio » è tratto dall’opera non ancora pubblicata « L’Albania a traverso l’opera e gli scritti di un grande missionario italiano: il P. Domenico Pasi S. T. », ove si compendia in un quadro svariatissimo tutto quella che più è caratteristico e singolare nel popolo delle montagne.