58 Gennaro M.* Monti gui (1), sia per la sua potenza personale (ben ricorda il Croce (2) che l’Orsini « possedeva sette città arci-vescovili, trenta vescovili e più di trecento castelli, e da Salerno a Taranto viaggiava sempre in terre sue, e da re Alfonso si era fatto concedere la città di Bari, con licenza di esportare quello che gli piacesse, cavando da simile concessione più di centomila ducati l’anno, e risedendo inoltre, come gran contestabile, altri centomila ducati dai pagamenti fiscali per gli stipendi della gente d’arme, che manteneva in numero inferiore al dovuto »). Nella lettera, anche senza far cenno specifico dei due atti di vassallaggio dell’anno precedente compiuti dai due potenti albanesi, il Sovrano parla di baroni albanesi datisi a lui e di ragioni religiose e umanitarie per le quali egli deve difenderli contro i Turchi e accoglierli nel Regno, ove fuggiaschi. E poiché le terre italiane più vicine all’Albania, specie i porti di Brindisi e di Bari, erano del Principe di Taranto, ecco che il Re dispone che il suo grande feudatario voglia accogliere e difendere e sostenere gli Albanesi che approdassero in quelle terre. Non sappiamo se davvero allora immigrarono dei profughi come Alfonso I prevedeva : certo nessun documento specifico ce ne dà notizia dopo quelli che vennero nel 1448 (a parte quelli del periodo angioino) e prima degli altri del 1461 (3): ma è probabile che ciò sia avvenuto, anche perchè nella lettera si accenna a baroni già venuti nel Regno, e che quindi ci troviamo in (1) .Cfr. mio voi. Dal secolo VI al XV: nuovi studi storico-giuridici, Bari, Cressati, 1930, studi V e Vili. (2) Storia del Regno di Napoli, 2“ ed., Bari, Laterza, 1931, p. 73. (3) Cfr. F. Trincherà, Codice Aragonese etc., Ili, Napoli, R. Archivio St., 1874, ad nomen; P. Coco, Casali Albanesi nel Tarentino, ediz. Roma e l’Oriente, Grottaferrata, 1921, capp. I e IV ; e R. AlmaciI, L'Albania, Roma, Cremonese, 1930, pp. 185-90.