26 Luigi M. Ugolini forto stava per assalirmi e farmi desistere dall’impresa che, ormai, cominciava a diventarmi troppo amara per le delusioni patite e troppo dura per i disagi di ogni genere ai quali andavo incontro quotidianamente. Ma poi sorse l’aurora di un fortunato giorno. Infatti partito di buon mattino per i consueti giri di sopraluogo, ebbi la fortuna di trovare un’acropoli arcaica, nella collina denominata Kalivò, presso il lago di Vivari. Questa però non poteva essere l’antica Buthrotum di cui parla Virgilio a motivo della mancanza di corrispondenza con alcuni particolari topografici troppo chiaramente espressi dal poeta. Tale gioia mi fu riserbata nel pomeriggio dello stesso giorno, scoprendo i ruderi sorgenti su una collinetta posta non lungi da Kalivò e pure presso lo stesso lago di Vivari. Molte ragioni, che non sto qui ad enumerare, provano che le rovine di questa acropoli sono quelle dell’antica Buthrotum. I Veneziani che qui costruirono un castello, corruppero il nome di Buthrotum in Butrinto e i pastori chiamano Vuthrotò quella collina. A mezzogiorno poi del giorno seguente ero in contemplazione di una terza antica città del tutto ignorata, situata su di una erta collina denominata Monte Aetòs, circondata da mura di tipo poligonale. In due giorni avevo scoperto ben tre antiche città sconosciute. Il terzo giorno inoltre, rintracciai altri due recinti di mura appartenenti al III sec. av. Cr. Cosa naturale a prevedersi, mi sorse immediato e vivo il desiderio di eseguire degli scavi nella seconda delle città morte per farla rivivere. Ciò però avvenne soltanto quattro anni dopo (1928), e posso affermare che pochi luoghi, i quali sono stati fatti oggetto di scavo archeologico, hanno d^to nei primissimi loro saggi di esplorazione dei risultati così buoni come quelli ottenuti