76 P. Fulvio Cordignano vi socno delle forti attenuanti, poiché in un popolo primitiva e di passioni formidabili, quel sentimento, come accennavo sopra, era una barriera! e salvaguardia naturale, e non si deve nè si può confondere con quella che nell’ascetica cristiana passa sotto il nome di superbia* quantunque il passaggio dall’uno a l’altra potesse essere facile. II supremo bene domestico e sociale dell’Albanese abbiamo veduto che è l’onore. Egli vivrà povero, disperatamente povero, andrà vestito di pochi cenci, ma vuol conservare intatto il tesoro della sua riputazione. A questa egli è disposto a sacrificare la sua « kulla » o la capanna, le piante, i poderi, tutto. Non di meno anche !a base economica della vita è una delle sue più grandi sollecitudini, ed.è minuziosamente regolata dalla sua legge tradizionale. La sua ospitalità è cordiale e incondizionata : pane e sale, come dicon essi, ma non sarà mai che si chiuda la porta in faccia a nessuno, e il benvenuto, hozhgjelden, è ripetuto a tutti. Per adempiere questo dovere tradizionale impasto dalle condizioni stesse del vivere dove la speculazione, piuttosto che la civiltà, o meglio una forma di vita più artificiale e complicata, ha introdotto l’uso degli alberghi pubblici, l’Albanese farà dei sacrifici e negherà a sè stesso ciò che in molte circostanze di debolezza o infermità, gli sarebbe indispensabile. E non se ne lamenta. E però vigilantissimo a custodire da qulunque usnrpaziane la sua proprietà. A questo principio egli è attaccato con tutta la forza della sua anima primitiva, sebbene nell’ordinamento giuridico e sociale della tribù vi sia pur tanto di quello che è predicato dalla fede comunistica, e non vi sia distinzione di classi o caste, e anzi non apparisca molto neppure la differenza che vi è fra il ricco e il povero. L’Albanese sente si può dire più di qualunque altro popolo il valore di un