Le vedute di Costantinopoli di Cristoforo Buondelmonti per mal inteso tentativo di correzione, nuovi errori, tramandarono di esemplare in esemplare quegli svarioni, complicandoli nei modi più strani ed inattesi (.1)- Ciii aobia qualche familiarità colla paleografia medioevale da un lato nei riguardi dei nomi locali; o chi semplicemente abbia consultati certi atlanti anche a stampa dei secoli dal XVI al XVIII dall'altro, ne sa qualche cosa. Ora e certo che, a tener conto del successivo piocesso di tali deformazioni lidie s-ngole diciture dei vari disegni de»le nostre topografie Costantinopolitane, e possibile stabilire, aimeno in via ipotetica, alcune categorie entro alle quali classi-iicare quei disegni. A sussidio del quale sistema gioverà tener calcolo altresì dei codici nei quaii non si mantenga la stessa terminologia, ma ad una data dicitura se ne sostituisca un’altra, totalmente diversa ma tuttavia equivalente come significato, eppure quella denominazione venga senz’altro eliminata. Anzi tale procedimento potrebbe condurre di per sé ai migliori risultati per lo studio di raggruppamento dei codici, se quei disegni — come si è già avvertito — anziché dipendere da singoli esemplari unici, non derivassero talvolta da più fonti ira loro disparate e non mescolassero in modo oggidì diffìcilmente riconoscibili i prodotti deli una con quelli dell’altra. £ per questo che all’esame della nomenclatura locale sara bene accoppiare altresì lo studio dei vari disegni nelle particolarità topografiche del tracciato della pianta e deila ubicazione e della figurazione dei singoli edifìci. Un simile lavoro non intendiamo qui affrontare se non a titolo di esperimento, e sopra tutto a scopo dimostrativo delle conclusioni che dovremo tirare nel paragrafo seguente. E lasciando da parte — stavolta — i codici meno notevoli, ci limiteremo ad esaminare soltanto l’Urbinate, il Rossiano, il Laurenziano, il Fiorentino della Nazionale II. II, 312, il Classense, il Marciano XIV, 25 ed i due Parigini 4825 e 2383, che racchiudono le vedute più complesse. Chi osservi la cinta delle mura verso oriente, ossia dalla parte di terra, noterà immediatamente come il Rossiano ed il Classense la indichino con una sola cinta di cortine e di torri, mentre sugli altri codici la cerchia è raddoppiata. Collochiamo dunque in un gruppo i primi due manoscritti, in un secondo gruppo i rimanenti sei. Anche qui una osservazione fondamentale. Nei due codici Parigini (come del resto nel Rossiano e nel Classense) delle due colonne collidi di Teodosio (al Tauros) e di Arcadio (al Xerolophos), l’una si trova giustamente al di là del torrentello Lykos, l’altra al di qua; ma negli altri quattro codici questo non avviene. Nel nostro secondo gruppo, una sottocategoria sarà quindi costituita dai due codici Parigini (ben diversi de! resto fra loro, e basti confrontare la posizione deli'ippodromo), un’altra dai restanti quattro codici. Ed un’ulteriore suddivisione sarà agevole stabilire anche fra di essi, quando (i) Esempio tipico quello del codice Urbinate, che dalla lezione P. Piscarie e P. Messi, che tro\iamo in vari disegni nel significato di porla Piscuri? e porta Messi, passa attraverso la falsa leltura Pertpicarie e Perniassi, per arrivare poi alla forma porta Permessi.