Per l’Epistolario di Demetrio Cidone. 217 dizione contro il Gran Caraman che assediava Gorigos (’). Nel 1369, dopo l’assassinio di Pietro 1 (16-17 gennaio), Giovanni fu chiuso in prigione, come altri favoriti del defunto, e non ostante le premure di Urbano V per liberarlo vi fu trattenuto fino al 1372 0 quasi. Uscito allora grazie a Gregorio XI, che lo aveva ridomandato con lettera del i° maggio 1371, si recò ad Avignone (2), dove conquistò la piena fiducia del papa e giunse a persuaderlo della necessità di una lega per mettere insieme una squadra permanente che stazionasse nell’Egeo e fra gli Stretti e tagliasse i Turchi di Europa da quelli d’Asia. Perciò, come «nobilitate, prudentia et moribus conspicuus, ac nobis et quampluribus regibus et principibus mundi dilectus et carus » (3), fu mandato alle varie potenze : in Francia, a Genova, a Napoli, in Oriente, in Ungheria, ma purtroppo non riuscì nell’intento (1373-1374). Tornato dal papa nell’autunno 1374 e sempre in grazia di lui, che gliela mostrò con varie notevoli concessioni, era rimandato al principio dell’anno seguente a Cipro (4). Nel 1377 lo si trova a Modone, ciò che inquieta i Veneziani allora in guerra mortale con Genova, perchè Giovanni era pur cittadino genovese: ma egli potè soffermarsi in Morea, semplicemente perchè sposatosi in seconde nozze con Lucia, figlia di Erardo il nero, Signore d’Arcadia, barone latino dell’Acaia (5), aveva colà parenti e interessi propri. Per questo non sorprende di trovarlo dieci anni dopo, dal 1386 al 1389, mescolato ai maneggi di Amedeo di Acaia per la rivendicazione dei domini sabaudi in Oriente, e di vederlo compensato da lui, ove gli sforzi fossero riusciti, con la «contea di Cefalonia, dall’isola di Jacinto ed altri notevoli territori » (6). Nel mezzo appunto di quelle trattative fra Savoia, fidei orthodoxe ac partes Orientales concernentibus recessit,... quam plurima iura, res et bona, nec non fructus, redditus et proventus in regno tuo Cipri consistencia, que quondam Maria ipsius Lascari uxor in et super bonis suis ordinacione et autoritate Curie regie predicto Ioanni usque ad magnum valorem concesserat et etiam assignaverat... » ed erano stati occupati dopo la sua partenza dal re e dalla sua gente. Cf. HALECKI, p. 272 sg. Giovanni era già da tempo passato a seconde nozze. (!) JORGA, 1. c.; HALECKI, p. 107 e 161. (*) HALECKI, p. 249 sg., 386 sg. Giovanni aveva anche da fare comunicazioni riservate al francescano Pietro d’Aragona da parte della figlia Eleonora regina di Cipro (GOLUBOVICH, Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa, V, 184 s.; HALECKI, p. 272). (s) Parole di Gregorio XI presso HALECKI, p. 273, n. 4, che si direbbero quasi una versione di quelle di Demetrio. (4) HALECKI, p. 273 e 298 sg. (5) HALECKI, p. 273 e 289 n. 2. Il Calofero ebbe da Lucia il figlio ed erede Erardo cosignore di Arcadia, dove morì nel 1409 (JORGA, Phil. de Méz., p. 280 n. 6). Anche Erardo compare nei conti dell’Archivio Camerale di Savoia pubblicati da R. CESSI, Amedeo di Savoia e la rivendicazione dei domini sabaudi in Oriente, «Nuovo Archivio Veneto», 1919, p. 60. (6) CESSI, p. 6-10, e i conti ib., p. 44-51. In questi conti non compare il cognome Calofero, credo perchè Giovanni medesimo ambiziosamente tenesse al cognome più illustre. Anche Gregorio XI nelle commendatizie ai sovrani rilevava quell’origine, vera 0 no, di lui: «de illustri genere Lascarorum, de quo multi imperatores fuerant» (HALECKI, p. 92 e 387). Cessi e Gabotto nominano Giovanni un avventuriero, ma mostrano di non averne conosciuto la vita precedente.