112 Materiali lessicali e folkloristici Greco-Otrantini irrevocabile, e volle vicini in estremo convegno tutti i suoi cari, anche il fratello Antonio avvocato, domiciliato a Firenze, che ne fu informato telegraficamente ed accorse. Attinse Pasquale gli estremi conforti alla religione santa dei padri, che aveva sempre nel suo intimo riverita ed amata, e congedandosi si raccomandò alla preghiera quotidiana della sua nipotina prediletta, e questa raccomandò vivamente alla vecchia mamma sua, al fratello Antonio. II quale mi riferisce commosso, in una sua recente lettera, un particolare dell’ultima giornata, che fedelmente riporto: « Poche ore prima della sua bella morte, volle che si cantasse in coro, attorno al suo letto, un canto dalmata da lui appreso in Grecia e tante volte insegnato ai ragazzi, alle fanciulle della sua Calimera: « Aspra rodàkina, aspra lulùdia... » Tutti i fratelli, la mamma sua, gli amici ch’egli amava come fratelli, cantarono in coro. Alle ultime parole del canto : « Pài pài pài - Pài to pùlimmu pài - ce den ghiurizi pliò... », le lagrime rigavano le gote di tutti, non quelle di Pasquale, che sorrideva per l’ultima volta ». * * * Mi sono fermato, forse troppo a lungo per questo luogo ed occasione, a rievocare la cara e simpatica figura di Pasquale Lefons, con lo scopo di farla conoscere ed amare più largamente ed oltre la cerchia provinciale del nostro villaggio, dove tutti lo ricordano con rimpianto; ed anche per un senso di doverosa riconoscenza verso chi è stato forse l’ultimo sincero costante amatore della nostra morente grecità linguistica italo-meridionale. Oltre che nei nostri cuori, la sua memoria è legata a poche modeste pubblicazioni che elencherò alla fine di questa umile introduzione, ed a questo Lessico che a me è riuscito di conservare nella stampa, impegnandovi sincero affetto più che cura diligente e intelligente. Sovraccarico di lavoro e di doveri molteplici, non ho potuto dedicare alla preparazione di questa stampa postuma quel tempo e quella diligenza ch’esso meritava e di cui aveva bisogno; perchè esso era ben lontano dalla compiutezza e precisione, dalla uniformità e correttezza che il Lefons non ebbe il tempo di dare e che forse non avrebbe date, anche se non gli veniva meno la vita. Perchè all’amore appassionato ed alla cura molteplice del raccoglitore egli non accoppiava in lavoro siffatto la costante pazienza, il metodo, in una parola quella sicura preparazione scientifica che valuta tutta la relativa importanza di raccolte lessicali di questo genere, e tutta la delicata rigorosa precisione con cui vanno fatte per riuscir largamente utili e definitive. A completare questo Lessico, a riempirne le numerose lacune anche etimologiche, di derivazioni o riscontri, ho fatto quel che ho potuto, nel duplice intento di conservare inalterato il più che fosse compatibile il lavoro dell’autore o compilatore, e di arricchirlo pure e migliorarlo con quella esperienza e dottrina che io non ho (conosco così poco il dialetto della mia terra natale, donde sono vissuto quasi sempre lontano dopo l’infanzia), ma che ho richiesto ad amici conterranei