Il Caronte bizantino 59 essi continuavano a svilupparsi in forme di alfabeti (*). La stessa danza macabra occidentale non è mai pervenuta a Bisanzio, perchè quando essa ebbe la sua fioritura, la cultura bizantina già stava per tramontare. Ma quel genere letterario, il quale la precedette, cioè il dialogo dell’ Uomo e della Morte, anche ivi si acclimatava, sviluppandosi poi indipendentemente, come l’attesta il fatto, che gli alfabeti ci sono rimasti in varie varianti, diverse fra loro, e che le loro tracce — forse ci fa stupire a prima vista — si riconoscono ben chiaramente nelle canzoni neogreche di Caronte. Nel gruppo tipico delle canzoni neoelleniche, che si riferiscono a Caronte, si trova il dialogo fra Caronte e gli uomini, ma questi non ci sono personificati dalla figura universale di Every-man. Caronte parla ora con un pastorello, ora con un giovinetto. Da essi viene esposto un dialogo, in cui Caronte spesso ci si presenta come messaggero di Dio (2). Come il Caronte bizantino e la Morte occidentale, anch’ esso si è provvisto di saette, colle quali sparge la morte (3). Gli uomini, come negli alfabeti bizantini, lo supplicano di concedere loro la proroga, affinchè possano congedarsi dai parenti e sbrigare le loro faccende (*). Naturalmente in questi versi popolari mancano le allusioni teologiche, cioè le esortazioni al pentimento. Prescindendo da questo e da ogni elemento secondario è impossibile non riconoscere in questo gruppo delle canzoni neogreche di Caronte la tipica forma dialogica ed i pensieri caratteristici degli alfabeti bizantini. Per documentare questo, pubblico alcuni versi di una canzone. Caronte sorprende il pastorello su di un sentiero di montagna, ed informatosi dove egli vada, continua il dialogo (Passow, n. 429): « Ae|3évTT) (xcócrtsiXe ó 0iòg và jrdgu> tr)v ao,u- * — « ’’Aqpae pie Xdoe jx’, aqpae (xe àxójxr| tpeù; jxepouXaig, Nà Jtaco và vm\lw aititi ¡xou, và Jtàco atoùg tSixov? ¡iou, Nà toìig àqniaco r^ve yeià, và tot)? cpdrjaa) xÉQi- » — « Aèv f|[XJtoQW àe(3évtt] [xov, yiaTEiixai jtoocrca|X[xévos, ’Euiva (loSaTeiÀE ó 0iò? và rcapco tf|v tpu/rj aou. » — « "Aipas [xe XotQE [x’, à'qpae ¡xe, yiateinai jtaoavéog, K’ sl[xai XspÉvTTig |axouioù XaoO, Atene 19252, n. 214. Cfr. N. G. POLITES, MsXétcn, IlapaSóceu;, I, p. 613-614; HESSELING, Verslagen en MedecLeelingen d. k. Akad. d. Wetenschappen, Amsterdam 1914 (v. sopra) n. II, p. 29. (3) PASSOW, ed. c., n. 414, 415, 417; POLITES, ’ExXoyai, n. 217. Cfr. SCHMIDT, 0. c., 227. (4) PASSOW, n. 426, 427, 429, 43i, 432; POLITES, n. 214.