180 II viaggio di Giovanni V Paleologo in Italia e l’unione di Roma. Auxitanus (adesso Auch, nella Francia meridionale); il notaio del papa Raimondo de Pratis, i vescovi della città di Frejus nella Francia meridionale iForojuliensis) Giacomo di Arezzo (Aretinus) e Bernardo della città di Marsico nell’Italia meridie naie (Marsicanus) ; i notai papali (tabelliones seu notarii) Eblon de Mederio e Pietro de Albiartz e il cappellano del papa Gauselmo de Pradello. Oltre a questi ecclesiastici assistettero all’abiura di Giovanni, il governatore di Metelino a noi già noto Francesco Gatilusio e il miles (?) Michele Stronghilo e il domicellus (?) Filippo Cichandelli, venuti da Costantinopoli; questi ultimi due personaggi erano stati invitati alla cerimonia, come conoscitori di tutte e due le lingue, latina e greca (I). Secondo altre fonti come traduttori erano stati chiamati il patriarca Paolo, il vescovo Arenopolitanus Nicola e il frate minorità Antonio di Atene, i quali conoscevano perfettamente tutte e due le lingue (2). Amedeo di Savoia, chiamato in Piemonte, aveva lasciato Roma prima dell’arrivo dell’imperatore (3). L’abiura di Giovanni V, da lui pronunciata in greco, fu tradotta dai traduttori sopranominati, che avevano giurato di tradurre esattamente ciò che avrebbero detto l'imperatore e i greci venuti con lui. L’atto della professione di fede di Giovanni V, cioè il testo dell’Unione, scritto in lingua latina e greca, fu firmato dall’imperatore con inchiostro rosso, ratificato col suggello d’oro imperiale (bolla) e dato in custodia all’archivio papale del castello Adriano o Castello S. Angelo e attualmente, come è stato già detto sopra, si trova nella biblioteca Vaticana (4) [o meglio nell’Archivio Vaticano, ove porta ora la segnatura A A. Arm. I-XVIII 401]. Un dotto greco del XIX secolo Bikélas (Vikelas) osserva a questo proposito : « Essendo figlio della principessa di Savoia egli fin dalla culla era stato preparato a subire l’influenza dell’Occidente, e non gli costò grande fatica sottomettersi al papa » (5). Ecco il testo latino della bolla da noi riconfrontato coll'originale. In nomine patris et filii et spiritus sancti. Amen. Ego Johannes in Christo deo fidelis Imperator ac Romeorum Moderator, Paleologus, spiritus sancti lumine illu- (1) Baronii-Raynaldi, p. 164. (2) Wadding Annales Minorum, VITI p. 212: callebant hi oiptime linguam graecam et latinam. (3) Vedi Croniques de Savoy e. Monumenta historiae patriae. Scriptorum T. I, Augustae Tarinorum 1840, col. 319. (4) Prima et secutida vitae Urbani V Mukatori III (2), col. 623,635 Albanè.s-Chevaljer I, p. 27, 46-47. Vita (Urbani V) auctore anonymo praesertim ex Vernerone. Albanés-Chevalier, I, p. 72, 73. Wadding Annales Minorum Vili, p. 212. F X. Glasschröder. Notizen über Urbans V, Romreise 1367-70, Aus dem Klosterarchiv von S. Victor zu Marseille. « Römische Quartalschrift für christliche Altertumskunde und für Kirchengeschlchte. III (1889), Rom. p. 301-302. Uno storico considera l’aibiura di Giovanni V nel 1309 come seconda perchè, a quanto pare, egli avrebbe abiurato già una prima volta nel 1355, quando sperava di ricevere aiuto dal papa Innocenzo VI. Sismonoi. Histoire des republiques italiennes du moyen âge. Nouvelle édition VIIf Paris, 1^26, p. 52. Sul trasporto dell’archivio di S. Angelo al Vaticano avvenuto ai tempi di Napoleone I, vedi in G. Brom. Guide aux Archives du Vatican, Rome, 1910 p. 51. E. Srnurlo. Vatikanski Archiv (L’Archivio Vaticano) in « Rossi ja i Italija » voi. T: ed. I Pietroburgo 1907 c. 20-24 e 87-88. (5) Bikelas, La Grèce byzantine et moderne, Paris 1893 p. 114.