228 Per l’Epistolario di Demetrio Cidone. SULLA COMPOSIZIONE DELL’AUTOGRAFO (A) DELL’EPISTOLARIO A spiegare perchè, datando le lettere, convenga tenere in conto, ma con molta cautela, l’ordine o la successione di esse nell’autografo aggiungo una breve memoria che scrissi nel novembre 1929, dopo avere in una conversazione mostrato al sig. Cammelli sull'autografo una distribuzione che dapprima mi era sembrata in libri, e gli comunicai insieme alle pagine delle Notizie di Procoro e Demetrio Cidone, ecc., riguardanti l’epistolario e le apologie di Demetrio. La pubblico perchè sono persuaso tuttora che ne verrà un poco di luce su la composizione e l’ordine, o disordine, dell’epistolario nella copia, per dire così, definitiva dell’Urbinate gr. 133. Le osservazioni, perchè non fantastiche ma insinuate dalla condizione medesima dell’autografo, serviranno anche se non piaccia la spiegazione sovvenutami, e altri ne sarà mosso a cercarne una più probabile, giacché mi pare che si possa darne una soddisfacente davvero. Quella che dapprima supposi fosse una divisione in libri vera e propria, cioè un ordinamento fatto dall’autore con criterii indovinabili dal contenuto, probabilmente non fu altro che il risultato della semplice fatica di raccogliere insieme le sparse minute. La cosa sarebbe andata così. Demetrio avrebDe minutato le lettere che gli premeva di conservare, non in un registro già formato, di molti fascicoli, ma in parecchi libretti 0 quaderni staccati, di un sesto uguale e, per lo più, di un fascicolo solo, raramente di due ('), e ora di questo, ora di quello si sarebbe servito secondo che gli venivano alle mani, forse anche secondo il luogo dove si trovava — nel proprio alloggio, nell’ufficio a corte e altrove —, e forse ancora secondo che scriveva a grandi personaggi 0 a corrispondenti inferiori. Che egli si servisse di libretti (2) appare dal fatto che le numerazioni 0 serie particolari di lettere — una ventina almeno — cominciano sempre al principio di un fascicolo, ed al termine parecchie volte sono vuoti, altrove insoliti, di più linee, perfino di mezza pagina e oltre (3), 0, al contrario, vi si continua a scrivere fittamente sul margine inferiore, talora anche di tra- (') Al fascicolo r]' (ff. 54-60) continuava quello segnato va' (ff. 143-150), ma non fu continuata la numerazione delle lettere, forse perchè nemmeno Demetrio lo trovò al posto. Si susseguivano invece, e vi fu continuata la numerazione, le coppie dei fascicoli i|3 e iy' (ff. 78-91), ir] e i0 (ff. 121-136), x8' tff. 165-172) e quello ora perduto che precedeva xò. Si noti bene che la numerazione del fascicoli non è di Demetrio, ma di una mano appena posteriore, che li segnò in fine, non senza sbagli, tanto che un’altra mano, la quale amava segnare a principio i quaderni (18, le, it-y.a, y,y-v.~), dovette poco dopo accrescere di una unità quei numeri (in xfl-xe) 0 raschiarli (ff. 99’, io5\ 120’, 128’). Adunque un altro fascicolo prima del 18 era stato messo fuori di posto, oppure si era ripetuto uno stesso numero in due fascicoli successivi. (2) Sarà da vedere se le lettere di qualche piccola collezione si trovino tutte in un medesimo libretto dell’autografo 0 ne rappresentino un estratto, una scelta, rivelando che derivano da quello anziché dal registro completo, formato in ultimo, o dalle belle copie spedite ai destinatari. (s) Ff. 9t, 29t, 53’', 66t, 105’, 136^, 176’.