Il viaggio di Giovanni V Paleologo in Italia e l’unione di Roma. 183 tinetur, ad ipsius Ecclesie obedientiam spontaneus veniens fateor et recognosco, accepto, ac sponte suscipio, et me omnia premissa, tam circa fidei veritatem, quam circa diete Ecclesie Romane primatum, et ipsorum recognitionem, acceptationem, susceptionem, observantiam, et perseverantiam servaturum, prestito corporaliter ¡tiramento promitto et confirmo, sic me deus adiuvet, et hec sancta dei evangelia. Quod si contra hec aliquid sentire, confiteri, aut alias agere presumpsero, me sci-smaticum, et anathematizatum eo ipso recognosco, ac severitati sacrorum canonum subiacere. Ad certitudinem igitur predictorum, et cautelam maiorem, presens iura-mentum misticum exposui instrumentum, propria manu subscriptum, et bulla aurea munitum. Scriptum in antiqua Roma, anno ab incarnatione domini Millesimo Trecentesimo Sexagesimo nono, Indictione Septima, die Decima octava mensis Octobris. La domenica seguente 21 ottobre 1369, nella Chiesa di S. Pietro ebbe luogo una solenne funzione religiosa. Il papa Urbano si recò da! suo palazzo alla Basilica di S. Pietro. Là davanti all’entrata principale sul ripiano dove termina la scala che conduce alla chiesa, era eretto un trono riccamente addobbato (1), su cui si sedette Urbano nel suo solenne abbigliamento di papa. Intorno a lui si disposero in abbigliamento di parata i cardinali e i prelati. Subito dopo arrivò l’imperatore bizantino e qui, davanti alla folla radunata sulla piazza, evidentemente numerosa, si svolse la seguente scena : l’imperatore visto il papa, fece tre volte la genuflessione davanti a lui, e poi, avvicinatoglisi gli baciò i piedi, la mano e la bocca. Dopo di ciò, il papa si alzò dal suo trono e, prendendo l’imperatore per la mano, pronunciò il Te Deum laudamus. Poi entrarono insieme nella Basilica di S. Pietro, e il papa celebrò la solenne funzione in presenza dell’imperatore e dei numerosi greci del suo seguito. Durante questa funzione l’imperatore pronunciò ancora una volta la professione di fede e confermò di nuovo che lo Spirito Santo emana dal Padre e dal Figlio e che il papa è il capo di tutti i cristiani. Lo stesso giorno l’imperatore cenò presso il papa ; al pranzo erano invitati tutti i cardinali (2). Dopo gli avvenimenti dell’ottobre 1369 l’imperatore rimase ancora alcuni mesi a Roma ed, evidentemente, si incontrò più d’una volta col papa. Verso quest’epoca precisamente bisogna far risalire le notizie del manoscritto latino Vaticano 4026, riportate nel libro di Magnan, ma fatte precedere erroneamente agli avvenimenti del 18 e 21 ottobre, se non sono addirittura una fantasia di Magnan stesso (3). (1) Garoscus de Ulmoisca, p. 324: Urbanus quinius exivit de palacio suo Romae et ivit coram ecclesia sancii Petri super scalam ; et ibi erat una catedra bene parata.,. Secunda vita Urbani V (Muratori, III, 2, col. 635. Albanès-Chbvalier, I, p. 47). (2) Garoscus de Ulmoisca, ,p. 324 (la data inesatta 22 ottobre invece di 21). Alcune aggiunte in base al manoscritto latino vaticano 4026 in Magnan, op. cit. p. 422. Secunda vita Urbani 1' (Muratori III, 2 col. 635. Albanès-Chevalier, I, ,p. 47). F. X. Glasschròder, Notizen itber Urbans V, Romsreise 1367-1370. Aus déni Klosterarchiv von S. Victor zu Marseille. Rô_ mische Quartalschrift III (1889), S. 301-302. Vedi Baluze. Vitae paparum avenionensium, II, Parisiis, 1693, p. 772, 773 (data inesatta del 22 ottobre invece del 21 ott.). L’abbé J. H. Alba-nès Abrégé de la vie et des miracl&s du bienheureux Urbain V, Paris, 1872, p. 119-120 (3) L’Abate Albanès, per es., dice: Tout ce que dit M. Magnan des entretiens d’Urbain V avec l’empereur, avant son abjuration, de leur intimité parfaite, des visites et des dîners de