50 Il Caronte bizantino dimostrarlo anche i versi ultimi della poesia, in cui è menzionata la separazione delle anime, le quali si amavano reciprocamente. Se facciamo allora considerazione al fatto che la poesia si è conservata in un manoscritto del secolo XIII, — la caratteristica della scrittura accenna senza dubbio a questa epoca - e che il manoscritto contiene per lo più testi di secolo XII, (‘) e d’altra parte, conoscendo l’indirizzo classicheggiante dell’epoca dei Comneni, facciamo riguardo allo stile arcaico della poesia, dobbiamo concludere che si tratta di un’opera d’arte fatta nell’epoca dei Comneni. Come tale è unica nel suo genere. Sulla pittura si vede la figura di un uomo, che è di color nero. L’attributo jAEXdyxQous ricorda l’immagine antica di Caronte che si rivelava nei suoi vari epiteti. Già Eschilo lo chiama tàv vaucroXov fiEXayxQoxov -OecopiSa (Sette contro Tebe, v. 857-858), Euripide denomina Thanatos avama tòv [AeXdjiJiEJtXov vexqcòv (Alcesti, v. 843). Insomma le indicazioni simili sono assai frequenti nella letteratura antica (2). Il greco di oggi s’immagina pure un Caronte nero come il proverbio dice: hoOq’ Eivai aàv tò Xaoo (3). Gli attributi simili ad àyQicojtós rappresentano una caratteristica stereotipata così nell’epoca antica, come nel medio evo. Già Omero chiama Ade aruyepós e a|istò.ixos, e le espressioni dypimbevo? 0 \h)[ioj|iévo? si trovano spesso negli alfabeti medievali trattanti di Caronte (III, v. 19-20; Hesseling A, v. 15; Sakellarios, v. 41-42). 11 nostro Caronte tiene in mano una coppa piena della bibita atra della «morte comune». Le persone rappresentate colla patera in mano sono molto frequenti nell’arte figurativa antica, ma a quanto io so, Caronte e Tanato non si vedono mai in questo atteggiamento. Sui vasi e sulle gemme antiche si trova spesso il tipo della Morte crapulante, lo scheletro ubriaco è dipinto fra le coppe (*), ma in questo caso non si può pensare a tali rappresentazioni, perchè secondo la testimonianza della nostra poesia nella coppa vi è il veleno della morte. Bisogna che l’origine di questo motivo la cerchiamo altrove. Il Caronte neogreco riunisce in se gli attributi della figura di Tanato, ne ho già fatto menzione (5). La coppa in questa rappresentazione, secondo il mio parere, dimostra che nella immaginazione dei greci medievali si confondeva anche un’altra figura, cioè la figura di Lete, con quella di Caronte. Posso riferirmi ad un rilievo vaticano, che nella maniera solita dell’arte antica rappresenta Caronte, come esso nella sua barca aspetta le anime awicinantisi. Le due ombre sono accolte da due persone femminili; l’una di queste è, di certo, Cloto, l’altra, tenente una coppa nella mano, (l) Dinanzi alla poesia nel manoscritto si leggono le monodie di Michele Italico e per questo si potrebbe attribuirla ad esso. (3) WASER, 0. c., p. 98; K. HEINEMANN, Thanatos in Poesie und Kunst der Griechen, München, 1913, p. 45. (8) A. PASSOW, 0. C., n. 452, 17; SCHMIDT, 0.. C., p. 225. (*) F. Parkes weber — E. Holländer, Des Todes Bild, Berlin 1923, pp. 35, 39, 41, 227, 228. (6) Ci sono indizi documentati che anche la figura di Ade si fuse con quella di Caronte. SCHMIDT, o. c., p. 245. Secondo Sakellarios (0. c., II, 858) Xdpo? cioè il Caronte che ci si presenta nelle tradizioni popolari di Cipro, è identico ad Hermes ’Puxojioujiós.