168 Il viaggio di Giovanni V Paleologo in Italia e l’unione di Roma. maggio 1368. Però Giovanni V non potè mettersi in viaggio in quell’anno e partì soltanto nel 1369. Nella letteratura scientifica la questione del viaggio di Giovanni V in Italia e dell’Unione del 1369 non è stata finora oggetto di trattazione monografica. Nelle opere generali di storia di Bisanzio, di questo avvenimento, com’era prevedibile, si è parlato soltanto molto brevemente. Nella prima metà del sec. XVIII Keri nella sua opera, adesso del tutto antiquata, sugl’imperatori d’Oriente, accenna brevemente al passaggio dell’imperatore per Venezia diretto a Roma, da dove si diresse poi ad altri sovrani cristiani senza ottenere alcun successo (1). Il racconto dell’Unione è esposto in due sole pagine nello stesso secolo XVIII nella « Storia ecclesiastica » di Fleu ry (2). Gibbon, parlandoci di Giovanni V come del primo sovrano bizantino che visitò i paesi ignoti dell’Occidente, dove soltanto egli poteva cercare consolazione c sollievo presentandosi alla Corte del papa con minore umiliazione della propria dignità, che non alla Porta Ottomana, ci dipinge l’imperatore debole e supplichevole, le cui genuflessioni davanti al papa sono probabilmente un poco colorite dagli scrittori papali. Dopo aver raccontato anche il viaggio dell’imperatore nei tratti più generali, Gibbon conclude che la apostasia o conversione di Giovanni, priva di qualsiasi significato spirituale o temporale, fu presto dimenticata dai Greci e dai Latini (3). Un racconto più ampio ma confuso e arbitrario, noi abbiamo in Lebeau. Descritta la conversione dell’imperatore a Roma, egli dice che il papa, dopo aver fornito Giovanni V di benedizioni e di lettere di raccomandazione, lo mandò a supplicare aiuto presso altri. Arrivato a Venezia ed accolto con tutti gli onori dal Governo della Repubblica, il quale si impegnò di mettere a sua disposizione perfino alcune galere, l’imperatore o rinunciò al proposito di visitare altri paesi dell’Europa occidentale, specialmente la Francia, o, se anche si mosse per andarvi, ritornò, senza aver raggiunto la mèta del suo viaggio, a Venezia e qui fu trattenuto a causa dei debiti contratti e soltanto con grande stento fu rimesso in libertà. Il viaggio di ritorno fu compiuto dall’imperatore passando per Roma, dove il papa lo assicurò ripetuta-mente dell’impossibilità di aiutarlo, visto che le entrate della Santa Sede erano considerevolmente diminuite dopo lo scisma d’Avignone, e gli consigliò di prendere si suo servizio l’inglese Acuto. In compenso del viaggio rovinoso durante il quale aveva provato tanti dispiaceri e umiliazioni l’imperatore portò con sè soltanto un altane trasportabile, regalatogli dal papa col diritto di farvi dir la messa, ma a condizione che la messa fosse detta sempre all’alba da un prete latino e mai da un prete greco (4). Finlay dà un breve racconto della conversione che egli chiama ipocrisia é ricorda il noto fatto dell’arresto dell’imperatore nel suo viaggio di ritorno a Venezia (5). Lo storico greco Paparrigopulos, accennando all’Unione del 1369, scrive (lì P. Keri. Imperatores Otientis. Viennae 1743, p. 529. (2) Fleury. Histoire ecclésiastique. Paris, 1778, p. 97, XII (pag. 117-118). (3) Gibbon op. cit. Ed. Biry, VII London 1900 p. 88-90. (4) Lebeau. Histoire du Bas-Empire. Nouvelle éd'rion -par Saint-Martin et Brosset, XX, Paris, 1836 p. 429-434. La notizia dell’altare portatile vedi in Baronii.Raynai.di, a 1370 4, pagina 171. (5) G. Finlay. A. History oj Greece. Ed. by Tozer III, Oxford, 1877, p. 464