Le vedute di Costantinopoli di Cristoforo Buondelmonti 253 La prima constatazione che lo specchietto così compilato ci permette di compiere si è quella che, malgrado la dipendenza di lutti da un lontano prototipo comune, manca una reciproca relazione fra i vari disegni : i quali si palesano notevolmente disparati fra loro. Non intendiamo con questo di asseverare che rapporti non abbiamo ad esistere fra quelle varie piante; chè anzi più volte si manifesta evidente il legame di singole denominazioni fra loro. Ma si tratta sempre di casi sporadici, i quali non coinvolgono una dipendenza di tutto quanto un disegno da un altro, e dimostrano come quelle relazioni devano considerarsi ormai alquanto remote. Questo è certo che, eccezione fatta per due dei codici Marciani, per l’Ambro-siano e per il codice di Holkham, che contengono pochissimi nomi ciascuno, i termini contenuti negli altri disegni non si ripetono totalmente dall’uno all’altro esemplare, ma ogni disegno riporta qualche denominazione che manca nell’altro. Soltanto le diciture del codice della nazionale di Firenze II, li, 312 si ritrovano tutte nel Lau-renziano (che ne ha parecchie di più), ma con notevoli varianti : e basti citare l’esempio della chiesa del Pandocratora, che nel primo porta tale intitolazione, comune a molti altri codici, laddove nel Laurenziano — caso unico — essa è detta di S. Salvatore. * * * Seconda constatazione : i disegni che accompagnano il testo non solo furono intercalati non di rado da altra mano che non quella del trascrittore, ma col testo medesimo e colle sue varie redazioni e lezioni non offrono evidenti punti di contatto. Già si è osservato che uno dei codici Rossiani, uno dei Fiorentini della Nazionale, uno dei Marciani ed uno dei Parigini mancano della veduta di Costantinopoli : la vignetta doveva essere introdotta da altra mano che non quella del trascrittore, come notoriamente avveniva di solito nei riguardi delle miniature destinate a ravvivare le pagine dei manoscritti. Nè è affatto sottinteso che il disegno dovesse a tempo debito essere dedotto a sua volta dal prototipo da cui ii codice dipendeva, sia perchè il prototipo stesso poteva esserne privo, sia perche il copista o il committente, se preferiva come testo la lezione di quel dato manoscritto, poteva darsi che nel caso delle figure amasse ricorrere ad altra fonte. enea dieta nobilissima aedifìtiis atque in pazimento miro (si noti bene) ingenio ccntexia ». Il Ducange identifica quella chiesa con quella degli Ivvéa taYH-®Ta, ^ Mordtman colla via Ixxlrjaiot di S. Michele. Forse ha torto l’uno c l’altro e nella chiesa Enea (= bronzea?) va riconosciuto ii temipio dei SS. Sergio e Bacco. (9) Notiamo la dicitura del Laurenziano sopra alla colonna Giustinianea « Justinianus in equo porfiria », laddove tale ultima parola va riferita invece alla attigua colonna della Croce. 11 codice Urbinate scambia la reciproca posizione delie chiese di S. Demetrio e di S. Giorgio di Mangana. Il Marciano scrive « receptacuhim pape » con evidente contaminazione delle due diciture allusive a località attigue ma diverse, che troviamo in altri codici « domus pape » e « receptaculum dictum Condoscali » ; e sposta notevolmente la vicina « domus Constantini ».