1. - Prefazione. Dopo la morte del letterato calimerese Vito Domenico Palumbo (1854-1918), che quasi tutta la sua vita ed il fervido ingegno dedicò ad illustrare e nobilitare i dialetti italo-greci della penisola Salentina, sui quali avevan lavorato nella seconda metà del passato secolo valenti filologi italiani e stranieri (Comparetti, Morosi, Pellegrini, Tozer ecc.) estendendo le loro ricerche anche alle parlate greco-calabre di Bova e dintorni, - sembrava che il destino di queste ultime propagini linguistiche della Grecità nell’estremo mezzogiorno d’Italia fosse ormai segnato. Quei pochi che, sull’esempio del Palumbo, avevan ritentato di risollevarne le sorti, di assicurarne la continuità, sia divulgandone fra i conterranei e connazionali il valore spirituale di vetusto patrimonio linguistico, sia escogitando rinsanguamene e risorse varie di ordine culturale, scolastico, politico, perfin religioso od ecclesiastico (chi scrive sperò perfino e s’adoperò, pur troppo senza successo, a promuovere il ripri-stinamento del rito greco, a lato del rito latino, nella Grecia del Salento): i pochi amici della grecità salentina e i più pochi ancora di quella calabra s’eran quasi rassegnati ad assistere, a testimoniare l’atto di morte di questi nostri residui idiomatici bizantini 0 romaici - come allora si diceva e si credeva. Ma in questi ultimi anni, l’interesse per i nostri languenti dialetti greco-italici s’è ridestato fra i dotti, grazie al lavoro intelligente, amoroso e solerte d’un giovane professore tedesco, Gerardo Rohlfs; il quale dopo lunghi soggiorni e ricerche accurate in Puglia ed in Calabria, pubblicava, nel 1924, le conclusioni dei suoi studi nel noto volume: Grichen und Romanen in Unteritalien (Genève, L. S. Olschki ed.), sostenendo e dimostrando che le superstiti parlate greco-salentine e greco-calabre non sono già da connettere nella loro origine con la conquista, anche linguistica, bizantina dei secoli IX-XI, ma da considerare come direttamente derivanti, quale risultato 0 relitto d’un lento progressivo esaurimento e restringimento' di tradizione linguistica mai cessata, dalPellenismo originale genuino della Magna Grecia. 11 libro del Rohlfs, che io mi affrettai a riassumere analiticamente su L'Europa Orientale (marzo 1925), destò rumore, fu ampiamente commentato e discusso in Italia, in Germania, in Francia, in Grecia (5A$r)và, 1926). Fra noi in particolare esso fu accolto con parecchio scetticismo dai nostri filologi e specialmente dai linguisti: dopo la critica, alquanto superficiale, di N. Maccarone nell’ Archivio