Il Caronte bizantino 49 queste poesie, le quali dimostrano grande affinità fra di loro, è un dialogo esposto da Caronte e dall’ Uomo. Hesseling scelse l’una da una stampa veneziana dell’anno 1586 (0. c., p. 56-59, viene indicata da me d’ora in poi con Hesseling .4)-, l'altra l’attinse dal cod. Parig. suppl. 680 (s. XVII) fol. 69-71 (0. c. p. 60-63, viene indicata con Hesseling B). Oltre queste poesie ne fu pubblicata un’altra più ampia da A. A. Sakellarios (tu Kimpicwa, II, Atene 1891, p. 29-34, la quale verrà indicata da me Sakellarios). Quest’ultima contiene la maggior parte del testo di Hesseling A. Nell’anno scolastico 1926-27, mentre facevo delle ricerche sui manoscritti bizantini come membro dell’istituto Storico Ungherese di Roma, attirarono i miei sguardi due poesie bizantine che si riferiscono a Caronte. L’una di esse (I) si è conservata in un manoscritto della Biblioteca Vaticana e l’ho trovata indicata nel nuovo catalogo di Mercati-Franchi de Cavalieri (Codices Vaticani Graeci, I, 253); l’altra (III), che è una variante poco diversa dal testo di Hesseling A la rinvenni in un manoscritto della Biblioteca Nazionale Romana. In fondo all’articolo pubblico il testo di queste due poesie, aggiungendo una parte inedita del manoscritto Parigino già menzionato (II) (l). La mia dissertazione era già in corso di stampa, quando il prof. S. G. Mercati arricchì il mio materiale di un prezioso contributo mettendomi a disposizione una poesia inedita conservata nel cod. Athoo 2430 e da lui fotografata dal manoscritto. In coda all’articolo pubblico anche questa poesia (IV), che è una variante posteriore di grande interesse e poco diversa dal testo di Hesseling A] debbo però osservare che essa fu preparata alle stampe dal prof. S. G. Mercati, al quale mi sia lecito di esprimere il più profondo ringraziamento per la sua straordinaria gentilezza. Quanto alla poesia N°. I, guardandola alla sfuggita, ci sembra evidente che si tratta d’una spiegazione in versi, la quale si riferisce al Caronte rappresentato da un oggetto d’arte. La descrizione e la spiegazione delle opere 0 degli oggetti d’arte scritta in versi era un genere letterario molto divulgato in Bisanzio e simili poesie in gran numero si sono conservate, fra queste le poesie di Nicola Callide poeta del secolo XIl, e di Manuele File, che visse nei secoli XIII-XIV e fu il più eccellente cultore di questo genere letterario. In mancanza di indicazioni precise nel titolo 0 nel corpo della poesia da noi sopra pubblicata, intorno all’opera d’arte, poiché il poeta non ne fa menzione, così siamo costretti a ricorrere all’ipotesi. L’espressione [xeXdYXQOu? di certo accenna ad un colore, e per questo si può supporre una pittura 0 un affresco. Mentre quell’apostrofe ijeve, la quale è l’espressione caratteristica degli epitafi bizantini del secolo XII — basta menzionare gli epitafi di Nicola Callide e Teodoro Prodromo — sembra accertare, che la rappresentazione di Caronte si trovava in un monumento 0 cappella sepolcrale. Che il quadro sia dipinto occasionalmente per ricordare un avvenimento triste, sembrano (*) Questa poesia si è conservata anche nel cod. Athous 3820, ma le varianti Inedite di questo manoscritto non le conosco ; v. KRUMBACHER, Geschichte der byzantinischen Litte-ratur2, München, 1897. p. 815; HESSELING, op. cit. p. 43. 4