Materiali lessicali e folkloristici Greco-Otrantini 113 (il prof. Brizio De Santis, specialmente l’ing. Giuseppe Aprile) o a studiosi forestieri (il prof. Mercati e il prof. Rohlfs). Ad essi tutti rinnovo qui il dovuto ringraziamento, anche a nome del fratello del defunto, l’avv. Antonio Lefons, il quale alla mia richiesta si affrettò un anno fa ad affidarmi il quaderno manoscritto e gli altri appunti di Pasquale. 11 Lessico suo, fra altre manchevolezze che gli studiosi potranno rilevare, ha certo quella, da noi per primi riconosciuta, di non esser completo, sia perchè primo nel suo genere, sia perchè non finito di raccogliere e compilare, sia perchè l’inchiesta fatta dal Lefons e l’ordine alfabetico da lui dato al materiale messo assieme non sono i metodi più adatti a frugare, a scavare nella memoria propria ed altrui, per fare l’inventario e il censimento delle parole di una lingua che ormai sta per sparire, che perde ogni giorno terreno, sostituita, scalzata nell’uso civile e sociale dal materiale idiomatico succedaneo italo-salentino, e che perciò s’è in gran parte segregata, ritirata nelle campagne solitarie, fra le pareti domestiche, accanto ai vecchi focolari che si spengono, nella inconsapevole memoria tradizionale delle donne ritrose custodi della casa, dei vecchi, degli agricoltori sedentari: tutta gente che va anch’essa disparendo. Metodo più fruttuoso e sicuro in esplorazioni siffatte è quello sistematico o per gruppi oggettivi (la casa, la cucina, il mercato, l’aia, il trappeto o frantoio delle olive, la masseria, ecc.) dove gli oggetti, gl’¡strumenti, gli atti, la funzione, la vita insomma nel suo materiale ambiente richiama le parole, snida dal fondo della memoria e della subcoscienza linguistica, nell’interrogante e negl’interrogati, i termini e le frasi che altrimenti invano si cercherebbero. È il metodo perforativo o «geologico», come lo dice argutamente il Rohlfs: quello adottato per suo suggerimento dal fervoroso aiuto che la Provvidenza ci ha mandato proprio all’ultima ora in questo campo, dal cistercense D. Mauro Cassoni nei suoi « bozzetti linguistici » sul dialetto di Martano, di cui ha pubblicato un saggio L'Italia dialettale del prof. Merlo (1929). Sebbene manchevole per vari riguardi, questo Lessico dell’amico nostro, confidiamo potrà rendere utili servigi agli studiosi, e fors’anche, con l’esempio e con lo sprone, se altri ne seguiranno, ritardare le sorti estreme dei dialetti italo-greci, richiamando l’attenzione, l’amore di quelli stessi che ancora li parlano, alla loro conservazione, come segno caratteristico e suggestivo di nobiltà e di bellezza. Questa speranza ha indotto anche me alla non lieve fatica. * * * In un secondo mucchietto di materiali lessicali ho racimolato alcune briciole 0 voci discrete del nostro canzoniere popolare, che per quanto tesoreggiato e raccolto, per quanto ormai in gran parte dimenticato e negletto dai figli odierni di quelli stessi che, anonimi, lo composero 0 lo « trovarono », è ben lungi dall’essere spigolato appieno ed esaurito. Devo il piccolo fascio di superstiti, inediti, fiorellini calimeresi al mio congiunto ed amico carissimo, prof. Brizio De Santis, già 8