48 Il Caronte bizantino delle varie epoche cancellano i concetti appartenenti al vecchio nome; e trasformano ed arricchiscono e con tratti e lineamenti sempre più vivi rinfrescano il volto secolare di Caronte. Idee e pensieri nuovi all’epoca bizantina influirono per la prima volta sul popolo greco, quando sulle sponde di Bosforo s’incontrarono le tendenze culturali dell’Oriente e dell’Occidente. Nell’epoca bizantina si trova l’origine delle numerose canzoni, favole e miti popolari neogreci, dalle quali conosciamo la figura del Caronte Bizantino. Abbiamo per probabile, che il significato del nome di Caronte si sia cambiato e arricchito nell’epoca bizantina e per questo mi sembra molto istruttivo di esaminare la figura del Caronte Bizantino. È merito di Hesseling, che per primo ha raccolto il materiale relativo nella letteratura bizantina e con ricerche metodiche ha voluto chiarire la questione. Secondo lui in Bisanzio si sono formate due diverse immagini di Caronte. L’una è anticheggiante, che si manifesta principalmente nelle cosidette « Hadesfahrten » (Le discese all’inferno), che sono fatte per lo più sul modello dei Dialoghi di Luciano, o furono influenzate da essi. Tali sono ancora il «Timarion», « 11 viaggio di Mazaris», una poesia di Giovanni Picatoro, 1’« Apokopos » di Bergade ecc. (‘). L’altra immagine è popolare, e si rivela nei ricordi della letteratura popolare bizantina, p. e. nelle canzoni del ciclo Digenis Acrita, nell’Achilleide, ecc. A causa di tutto ciò Hesseling conclude, che nella letteratura bizantina il nome di Caronte s’avvicenda con quello di Tanato, perchè nei secoli dopo Cristo Caronte assume anche la parte di Tanato; accerta poi che queste figure si confondono anche nei ricordi della letteratura bizantina. Prova ad evidenza, che le altre immagini di Caronte conosciute dai miti del popolo neogreco come il ladro, il mietitore ed il vignaiuolo, appariscono anche nelle opere bizantine e l’origine di queste si può attribuire all’influsso della Bibbia (2). Quanto al Caronte cavaliere e cacciatore, che apparisce per la prima volta in Bisanzio nella poesia di Giovanni Picatoro, (alla fine del sec. XV o al principio del sec. XVI), lo fa risalire ad un passo dell’Apocalissi (6, 8) e quivi suppone l’influenza italiana. Al Caronte Bizantino si riferiscono due poesie popolari pubblicate da Hesseling nell’appendice del suo lavoro, che ci servono da fonti principali. 11 contenuto di 0) Di questo genere letterario trattano : GANSCHINIETZ, Katabasis; PAULY-WlSSOWA,. Realencyclopädie, XX, 2359-2449 ; DraSEKE, Byzantinische Hadesfahrten, Neue Jahrbücher für das klassische Altertum, 15/1912/343-366; G. SOYTER, Humor und Satire in der byzantinischen Literatur, Bayerische Blätter für das Gymnasialschulwesen, 64./1928/224-227. È degno di menzione, che nel codice Ambrosiano gr. 655 / P 270 sup./fol. 82-83 si legge una imitazione bizantina, ancora inedita, di Luciano. (3) Ai documenti di Hesseling posso aggiungere i seguenti : L’immagine di Caronte ladro* a quanto io so, apparisce per la prima volta in una poesia di Giovanni Ciriota Geometra del secolo X, dove si legge (MlGNE, Patrologia Graeca 106, c. 949 A.): ’Ev vuxtl -/lé^ac. fxrj nátriv aCxEi, Xàpcov. Quanto all’immagine del vignaiuolo si legge nel cod. Parig. suppl. grec. 680 fol. 73t: 'O xóap.0? 8év8pov yào ècrci xai ruxslq tò ncopixóv tou xal ó Xàpoc, slvai Tpvyr)Tri? JioO naipvsi circoù tòv xapjtóv. Questo viene citato un po’ diversamente anche da PASSOW, Popularía carmina Graeciae recenlioris, Lipsiae 1860, p. 593, n. 1154.