Per l’Epistolario di Demetrio Cidone. 215 di sovrani, di signorotti e di città, partecipando a grandi geste e facendosi ammirare per il sapere, per il valore e per la saviezza ('), mentre il Cidone si era inutilmente sacrificato nella patria, che sprofondava senza rimedio nell’abisso e gli procurava afflizioni ognora più acute, di cui non lo aveva di proposito informato (2), finché disperando si era, dietro ripetuti invili dell’amico, risolto ad incontrarsi con lui di nuovo, dopo tanto tempo, e a restare con esso nel rimanente della vita. Recatosi, secondo l’accordo, a Venezia, non ve l’aveva trovato: esso era passato a Cipro, dove se la godeva tranquillamente e dove, a detta di comuni amici, sarebbe rimasto sempre, affascinato dalle delizie di colà (3). Quindi il Cidone, non credendo di potere proseguir il viaggio nè di restare in Italia, turbata e malsicura poco meno di Costantinopoli (4), era tornato in patria, donde informa l’amico dell’occorso e gli augura sempre buona permanenza in Cipro, ma in fondo in fondo pare che lo spinga a ritornare in Occidente, dov’egli stesso voleva di nuovo rifugiarsi per non cadere in servitù e dove temeva di andar solo. Quell’amico straordinario dev’essere Giovanni Lascaris Calofero, corrispondente carissimo di Demetrio, tanto bene quadrano a lui gli accenni della lettera. Giovanni, dell’alta famiglia :'ei Caloferi, imparentata con la casa regnante, era caduto in disgrazia di Giovanni V Paleologo, perché contro sua voglia aveva impalmato la nipote Maria Cantacuzena. Costretto ad esulare, s’era amicato Pietro 1 di Lusi-gnano re di Cipro, che lo raccomandò caldamente ad Urbano V. 11 papa, infervorato per la Crociata e per la riduzione delle Chiese Orientali, al trovare un uomo di alto lignaggio e di grandi qualità, che per di più si era, col fratello Massimo e con Manuele Angelo, convertito ad opera del legato pontificio in Oriente B. Pietro Thomas e gli recava informazioni preziose e consigli savi, fu felice dell’incontro, e prese a cuore la sorte del profugo, il quale allora, nel 1364/65, sembrava non pensare ad altro che ad avere la sua sposa e a ritornare, se non a Costantinopoli, non lontano da essa, a Pera, a Chio 0 in altro dominio orientale di Genova. Lo raccomandò pertanto stringentemente al Paleologo perchè lo riammettesse in grazia e gli lasciasse avere la sposa, al legato pontificio perchè lo proteggesse e gli rifacesse le spese, al doge di Genova perchè gli consentisse di stabilirsi in alcuno dei domini trasmarini della Repubblica, al Lusignano e ad altri (5). (}) xaì yùo xaì nóXeoi xaì £0veoiv éitéarr|CE uetù ayj\\w.xoc„ xal xi]v oìxounéviiv xaì ti)v àoixT)Tov K£Qir\yuys, xal fìaaiXevori xal TUjjóvvoic; xaì jto^itEÌai? ov tpiXov [lóvov àXXà xaì 3t(ja|Ecov nEyaXcov dra8£ii;£ xoivcovóv, jravTaxoO jièv 0au[ia