188 II viaggio di Giovanni V Paleologo in Italia e l’unione di Roma.
sistessero le <c copiae », per lui raccolte dal papa e che egli, l’imperatore, doveva trasportare in Oriente. Uno storico racconta, che il papa avrebbe promesso all’imperatore un appoggio di 15 galere, 500 cavalieri e 1000 tiratori (1).
     La prima vita di Urbano V racconta soltanto brevemente che l’imperatore ritornò nella propria terra dopo essere stato dal papa, del quale portò con sè favori e innumerevoli segni di benevolenza, molto consolato e soddisfatto (2).
     Una cronava savoiarda non autentica e tendenziosa, riflettendo i racconti, che allora erano in giro, comunica che Giovanni V avrebbe consentito a sottomettersi alla chiesa romana a condizione che gli fossero date alcune navi per cacciare i turchi dalla Grecia, del che il papa era molto contento; ma siccome i cardinali non vollero consentire alle spese per le galere, l’imperatore indignato abbandonò il papa e ritornò a Costantinopoli, senza sottomettersi alla chiesa romana (3).
     Lasciata Roma al principio o verso la metà di marzo del 1370, l’imperatore, evidentemente per il porto di Ostia, il lunedì 18 marzo ritornò per mare con tre galere a Napoli (4). La regina lo accolse personalmente con grandi onori a S. Nicola presso il Molo (5), cioè, probabilmente là, dove un po’ più tardi, e precisamente nel XVI secolo, fu costruito l’attuale Castel dell’Ovo; poi essa lo accompagnò fino a Castel Nuovo, dove era stato preparato un appartamento e dove egli era già stato durante il suo primo soggiorno a Napoli. Giovanna si installò a Castel Capuano (6), dove nei tempi passati avevano vissuto gli Hohenstaufen.
     L’ulteriore viaggio dell’imperatore ebbe come tappa Venezia, dove egli arrivò, probabilmente, dopo essere passato per Taranto, come si vede dalla ricordata lettera del papa a Filippo di Taranto con la preghiera di dar libero passaggio a Giovanni V.
     Le relazioni di Giovanni con Venezia erano molto complicate, specialmente dal punto di vista finanziario, a causa dei suoi debiti con la repubblica di S. Marco.
     Già il 21 agosto 1343 nel Palazzo di Blacherne a Costantinopoli l’imperatore aveeva firmato e autenticato con la bolla d’oro un atto, da cui si vede (7) che egli
      (1)	S. Romanin. Storia documentata di Venezia, III Venezia, 1855, p. 254 (la fonte non è indicata).
       (2)	Ad propria remeavit de dicto Papa, a quo gratias et favores multos reportaverat, valde bene consolatus et contentus. Prima Vita Urbani V. Muratori, III, 2 col. 628 ; Albanès-Che-valier, I, p. 27.
      (3)	Chroniques de Savoye. Monumenta historiae, Scriptorum t. I, Augustae Tau-rinorum, 1840, coll. 319-320.
      (4)	Chronicon Siculum, ed. J. de Blasiis. Neapoli, 1887, p. 22 : deinde rediit de Roma apud Neaj>olim anno domini millesimo CCCLXX die XVIII martii. Aliud Diarium, ibidem, p. 123 : Anno domini MCCCLXX die lune XVII marcii octave Ind. predictus imperator Con-stantinopolitanus rediens de Roma cum tribus galeis intravit Neapolim. Pare che il lunedì nell’anno 1370 cadesse non il 17 marzo, ma il 18 marzo. (La Pasqua nel 1370 fu il 14 aprile).
       (5)	Aliud Diarium p. 123 : cui domina regina lohanna exivit oviam in sancto Nicolao de Molo ibique eum magno honore recepìt.
       (6)	Aliud Diarium ib : elimque associavit usque ad castrum Novum, ubi eum hospitari fecit, et ipsa regina accessit ad haibitandum in Castro Capuane.
       (7)	I Libri Commemoriali della Repubblica di Venezia, Regesti, t. II, 1. IV. Venezia, 1878, p. 124-125. N. 56. Marino Sanudo, Vitae ducum Venetorum ; Muratori, XXII, col. 773-Vedi Hodgson, Venice in thè thirteenih and fourteenth centuries. London, 1910, p. 364.