Caronte vive nella nostra immaginazione, come figura del nocchiero dell’ Inferno, che — secondo il mito dei greci antichi — presso la sponda del fiume infernale attende nella sua barca le anime per trasportarle, in cambio dell’obolo, nella regione dei morti. Questa figura popolare di Caronte fu conosciutissima nel mondo antico come attestano numerose fonti letterarie. Anche l’arte antica si è occupata di Caronte, la cui figura si vede spesso sulle XrjxD0oi e sui rilievi sepolcrali, sola o accompagnata da Ermete: sta nella sua barca aspettando le ombre dei morti o è atteso da un morto, che sulla sponda del fiume aspetta il nocchiero avvicinantesi. Più complicata di questa figura classicamente semplice di Caronte nocchiero è quell’altra meno conosciuta, la quale ci si presenta nei miti del popolo neogreco. Il Caronte neogreco è la morte stessa la cui atra figura appare sulla terra e porta seco le anime degli uomini. È armato di spada e di saette colle quali uccide la sua preda. Piglia l’uomo per i capelli, spesso si bisticcia e lotta con esso. La fantasia del popolo ce lo mostra come cacciatore, cavaliere, mietitore o vignaiuolo, che si è provvisto di saette, di falci o di falcetti. In queste figure nuove il nocchiero antico vive pallido nella mente del popolo neogreco. Oltre alcuni rarissimi atteggiamenti caratteristici piuttosto l’obolo dato anche oggi al morto in parecchi luoghi ci serba la memoria di esso (*). L’antica parola Xcìqcov coll’andar del tempo è divenuta Xdpo? ed insieme col vocabolo si trasformò anche il contenuto dell’immagine. Gli strati culturali (') Di Caronte neogreco trattano: B. SCHMIDT, Das Volksleben der Neugriechen und das hellenische Altertum, I, Leipzig, 1871, p. 222-251; D. C. HESSELING, Charos. Ein Beitrag zur Kenntnis des neugriechischen Volksglaubens, Leiden-Leipzig, 1897; O. WASER, Charon, Charun, Charos. Mythologisch-archäologische Monographie, Berlin, 1898, p. 85-104; S. ROCCO, Il mito di Caronte nell’arte e nella letteratura, Torino, 1897, p. 99-121; A. FROVA, La morte e l’oltretomba nell’arte etrusca in « 11 Rinnovamento » 1908, pag. 95-131, 332-362; D. C. HESSELING, Euripides' Alcestis en de Volkspoezie, Verstauen en Mededeelingen d. k. Akad. v. ÌVetenschappen, IV reeks, 12. deel. (Amsterdam 1914), p. 1-32; S. SESTAKOV, Smert i demoni smerti v predstavlenijach drevnich i novich grekov, Izvestija obsc. arch. ist. i etnogr. pri Kazanskom Universitete, XXXII, 2. (Kazan 1923), p. 97-114; A. LESKY, Pontische Lieder als Träger eines Wandermotivs, Deuxième Congrès International des Études Byzantines, Compte-rendu, Beigrade 1929, pag. 27-31. Le dissertazioni seguenti : P. CILEV, Siedi ot anticnité vevanija za Charona u balkanskite narodi, Izvestija na Narodn. Etnogr. Muzej v Soße, 3 (1923) 105-115; D. A. ZAKYNTHOS, 'O Xdriog orò 8r)(«mjtò XQayovbi, Keqxvqoüxt) ’Avi)0X07(01, 4 (1924) 26-30, mi furono inaccessibili.