Di questi giorni nella « Collection byzantine publiée sous le patronage de l’Association Guillaume Budé » è uscita l’opera del Cammelli: Démétrius Cy-donès - Correspondance. Al momento non ho tempo di studiarla come merita; tuttavia, nello sfogliarla, avendomi colpito alcune congetture che non ritengo felici, le segnalo subito affinchè siano arrestate al principio e non corrano a lungo il mondo, come spesso accade. Ne verrà, spero, un eccitamento ad esaminare bene altre date ed interpretazioni, forse non meno discutibili di quelle che ora tocco. Però non deducasi da queste (per così dire) occasionali correzioni che l’edizione non abbia pregio. Tutt’altro: sopratutto quale opera di filologo — e il sig. Cammelli è principalmente tale — essa ha meriti, e non piccoli : per il resto si tengano in conto le oscurità grandi che involgono tutta la storia bizantina, civile, ecclesiastica, letteraria, della seconda metà del secolo XIV ; le difficoltà (quasi insuperabili da chi vive lontano da centri di studi bizantini e deve dare lunghe ore ad un insegnamento importante) di studiare molte pubblicazioni relative, scarse perfino nelle massime biblioteche, e le difficoltà particolari che, sia per la condizione dei manoscritti sia per il tenore del testo, presenta a un editore l’epistolario del Cidone, oratore, teologo, all’occasione pugnacissimo, interprete e uomo di corte, obbligato, qualche volta almeno, dalla prudenza ad esprimersi in modo che lo intendesse il corrispondente e non altri. Meriti e difficoltà in una recensione vera e propria avrei posto meglio in rilievo, qui posso accennarli soltanto. i) Lettera 4, pp. 7-9, all’imperatore Cantacuzeno. « Ioannis VI Cantacuzeni victoriam ad sidera tollit Cydones, cum a. n. 1349-1350 seditionibus Thessalo-nicae Zelotarum opera exortis finem imposuerit ». Veramente nella lettera non c’è una menzione qualsiasi di Tessalonica e dei Zeloti, e nemmeno un’allusione che ad essi anzi che ad altri nemici debbasi riferire. In luogo di una vittoria particolare, che rese la pace ad una città di provincia, vi si celebra la vittoria, quale certa e definitiva, sopra coloro che avevano conteso al Cantacuzeno l’impero, ossia la felice riuscita del colpo di mano su Costantinopoli nel febbraio 1347, per cui Giovanni VI diventò imperatore incontrastato insieme con Giovanni V Paleologo. Le varie espressioni non lasciano dubbio: ... tòt? ■uràp twv oXoov