Il viaggio di Giovanni V Paleologo in Italia e l’unione di Roma. 189 aveva ricevuto dal bailo di Venezia, Giovanni Gradenigo e dai suoi consiglieri a Costantinopoli Paolo Veniero e Michele Pisani sotto forma di prestito 30.000 ducati d’oro, che egli doveva pagare per la somma precedentemente presa da lui in prestito da alcuni veneziani di Costantinopoli, Negroponte ed altri luoghi; l’imperatore aveva inoltre promesso di restituire i 30.000 ducati ricevuti, insieme agli interessi, con versamenti annuali di 10.000 ducati sugli introiti doganali dell’impero (1). Come pegno del puntuale pagamento del debito, l’imperatore aveva dato al bailo alcuni gioielli della corona, che il comune di Venezia avrebbe dovuto restituire a completo pagamento del debito, ma avrebbe avuto il diritto di vendere, se il debito non fosse stato interamente pagato alla data fissata. Era stato questo l’inizio degli imbrogli finanziari dell’imperatore con Venezia, che portarono, come vedremo, al suo vergognoso arresto durante il viaggio di ritorno a Costantinopoli. Il 10 ottobre 1352 era stato firmato un nuovo accordo finanziario fra Giovanni V e Venezia. Questa aveva dato in prestito all’impero la somma di 20.000 ducati d’oro con la condizione che le fossero ceduti tutti i diritti sull’isola di Tenedo, appartenente all’impero. In base alle condizioni del patto l’imperatore si impegnava, appena ricevuti i primi 5000 ducati, a consegnare l’isola al veneziano Marin Fa-liero, conte di Valmareno, il quale, preso possesso dell’isola, sarebbe venuto a Costantinopoli, a pagare altri 50C0 ducati; i rimanenti 10.000 sarebbero stati pagati dopo quindici giorni. I veneziani avrebbero avuto il possesso Tenedo durante la loro guerra con Genova; dopct la conclusione della pace e dopo che l’imperatore avrebbe pagato il suo debito, l’isola sarebbe stata restituita all’impero (2). Nell’ultimo patto, per Venezia era di eccezionale importanza ricevere Tened >, in possesso anche temporaneo, chè esso poteva trasformarsi in permanente. Venezia già da molto tempo aspirava ad impossessarsi di questa isola, la quale, essendo situata all’entrata dei Dardanelli nel mare Egeo, rappresentava un importantissimo punto strategico e aveva una grande importanza commerciale per osservare le navi, che avevano relazioni con Costantinopoli e il Mar Nero (3). L’imperatore non aveva potuto, evidentemente, pagare nei termini fissati le somme prese in prestito ed era stato costretto a ricorrere ad un nuovo prestito di 30.000 e più (evidentemente con gli interessi) iperperi d’oro bizantini, il che si vede dal patto dell’8 ottobre 1357 concluso dall’imperatore nel palazzo di Blacherne con l’ambasciatore veneziano Giovanni Gradenigo. Ne! relativo documento è detto che l’impero, avendo pagato già al surricordato Gradenigo 3000 iperperi, avrebbe pagato i rimanenti 28.333 in quattro rate durante l’anno; nel documento sono anche confermati gli obblighi finanziari dell’imperatore verso Venezia, che derivano dai (1) Colle rendite del comerc.lum dell'impero. (2) I Libri Commemoriali, T. II, 1. V, p. 214. N. 5- Vedi Hodgson, p. 513. Alcuni storici danno come data di questo patto erroneamente il 1355. Vedi, p. es., Romanin, Storia documentata di Venezia III, p. 255, n. 2 W. C. Hazi.itt, The Venetian Republic: its rise, its growth and its fall. London, 1900 I, p. 665. (3) Vedi Heyd, op. cit., I, p. 517.