222 Per l’Epistolario di Demetrio Cidone. legno, vénitien » (’). E, quanto ai pellegrini e al voto di andare al Santo Sepolcro, il Calofero aveva supplicato il 26 novembre 1374 a Gregorio XI, che potessero visitare il Santo Sepolcro e gli altri oratorii di Terra Santa, portando il necessario per se soli, cento persone cattoliche rivoltesi a lui, le quali egli avrebbe indicate nominatamente a qualche vescovo cattolico (2). Porrei quindi la lettera verso il principio del 1376, e nella primavera dell’anno le trattative di Giovanni in Venezia per gli affari proprii e del figlio (Erardo), se fossi certo che egli non rinnovò più la dom inda, mentre quel tò tqìtov ev|co tq> ScotrjQi, che al Boissonade parve una semplice allusione ad un antico proverbio, può insinuare il contrario, e cioè che per la terza volta aveva fatto il voto e adempiutolo. Comunque, la lettera è sicuramente diretta a! Calofero. f) Della bella lettera ”E8et ae xeÀeajovTd 001 yçokpeiv uruxvcit, in cui di nuovo si lamenta di non sapere dove scrivergli per l’instabilità di lui e dà notizie preziosissime sulle disperate condizioni di Andronico e di Costantinopoli presi in mezzo dai Turchi, sempre più opprimenti, e dai Genovesi e Veneziani in lotta accanita fra loro, e lo prega di informare e supplicare il papa, unica speranza rimasta, non ostante il fallimento delle trattative precedenti per la lega (3), affinchè, a qualunque costo, riconcili i rivali e si agisca contro i Turchi (25“ed. Camm., p. 58-60: « anno 1377 exeunte »), non ho nulla da dire: invece la seguente, pur bellissima, Ou&éitoté 08, che il Camm. assegna agli anni 1378-1380 (pp. 60-63), mi pare scritta dentro il 1 378, prima che il grande scisma avesse preso tale vastità ed acutezza da far perdere ogni speranza di aiuto da parte del povero Urbano VI, abbandonato dai più. Demetrio, infatti, sebbene accenni con ¡spavento ai turbamenti inaspettati, che minacciavano la stessa base della cristianità (4), supplica Giovanni, tuttora sempre in moto (5), ma che allora dovette essere a Roma, di (’) JORGA, Notes et extraits pour servir à l'histoire des Croisades au XVe siècle, 1, 157. 1b. 180 : «sur la réclamation (dell’ iinp. Manuele Paleologo) regardant les biens de Jean Lascaris, le sénat déclare che ce personnage était Vénitien et que les plaintes doivent être portées à Venise ». E sopra fu visto che nel 1377, durante la guerra con Genova, lo temettero come cittadino genovese. — Uno Scapavo?, latinofrono, partecipò alla disputa fra il Briennio e fra Massimo domenicano, in Creta, v. Icoor|(p jiov. xou Bqwvviou tu EopE0Evxa, I, 412, 415 sgg. Credo che quel commissario del Lascari sia il Demetrio Scarano di Costantinopoli, ritiratosi poi a Firenze nel 1406 circa, e là fattosi nel 1416 «commesso», cioè oblato, Camaldolese in S. Maria degli Angeli e morto il 24 settembre 1426, come appare dalle lettere dì Ambrogio Traversali, che Io suole chiamare « l’ottimo vecchio » e se ne serviva per copiare manoscritti. Cf. M1TTARELL1 e COSTADONI, Annales Carnaidulenses, VI, 270 e 314. Egli era affezionatissimo a Giovanni Crisolora e possedeva codici, che ai primi del 1424 furono comprati da Palla Strozzi. Allo stesso tempo l’Aurispa reduce in Italia, gli trasmetteva buone notizie del fratello e dei nipoti rimasti a Costantinopoli. Vedi AMBROSI! TRAVERSAR!!, Epistolae latinae, ed. Mehus, VI, 3, 5, n e 12; Vili, 1, 3, 9 e io; XXIV, 38 e 54. (2) Reg. Vat. 28;, 1. 124 v. Cf. HALECKI, p. 299, n. 3. (8) xaì aé, xaixoi (iî]8evôç jtcoJtoB’ djiaQxóvxa xcòv êîu%iuori0év'co)v, eîç xovx’ àxuxrj xaì n/rçôèv àvóovxa Seìxvucrv (p. 60, lin. 57 59). (4) S’era aspettato che gli scrivesse xaì itEpi xeov éxeì jtapaòóijwv, a Jtâvxaç (ièv xapàxxEi Xpiaxtavotfç, ojç ì']8r| xaì ttîç xqt|JÛôoç aÛTOÏç C£iOjiévr]ç, [kî?.utxu ôè f)uâç xaxÉfia/.E, xaì xàç Xemàç, êxEivaç aç rapì x% (3on0EÎaç 1:17,0uev êtatiôaç mjyxéavxa (p. 61, lin. 4 sgg.). (6) ... irpôç xôv vùv |u-v TxaMav s/ovra, vïrv Sè wtèp xàç ”AAjieiç cpEpô(iEVOv, xai jioxe |xèv év 'YjiEpfîopÉoiç àYyeHó|i.EV0V òiaxpifteiv, èijaiqmiç ôè Aïywxov jTEpuô-vxa xal jTOQaju'ôaç iaxopoüvxa, xai NeUov xai xoùç xaxappàxxaç xiitEpìt^EÌv piatô(iEvov, xai piSanovi axiivai cpiAo-veixoûvxa (lin. 28-32), corne sopra, a p. 221.