Il viaggio di Giovanni V Paleologo in Italia e l’unione di Roma. 179 I detti cardinali chiamarono in qualità di traduttori, come persone cioè che conoscevano tutte e due le lingue greca e latina, il patriarca di Costantinopoli Paolo (evidentemente, l’ex arcivescovo latino di Smirne), il vescovo Arenopolitano Nicola, il minorità Antonio d’Atene, i quali giurarono sui Santi Vangeli di tradurre esattamente in lingua latina le parole dell’imperatore e degli altri greci, venuti coll’imperatore, i quali desiderassero pronunziare la professione di fede. E così già il 10 ottobre a Roma la professione di fede di Giovanni V era pronta nelle due lingue greca e latina. In greco fu anche tradotto il messaggio del papa da Viterbo del 9 ottobre (1). Finalmente il sabato, 13 ottobre, Urbano V ritornò a Roma (2) e l’incontro, da tanto tempo preparato fra il papa e l’imperatore scismatico, ebbe luogo. L’accoglienza da parte del papa e dei cardinali era stata preparata con molta solennità, quasi eguale a quella che era stata fatta poco prima all’imperatore romano Carlo IV (3). Tutte le principali condizioni della conciliazione erano state elaborate in precedenza; non c’era da tardare, e il giovedì 18 ottobre (4), nel giorno in cui si festeggia l’Evangelista Luca, ebbe luogo l’avvenimento cosi importante negli annali della storia papale. In questo giorno, nella chiesa di S. Spirito (S. Spirito in Sassia) che apparteneva all’ospedale di S. Spirito, fondato dal papa Innocenzo III vicino alla cattedrale di S. Pietro, l’imperatore bizantino, in presenza dei cardinali, vescovi, ed arcivescovi, protonotari, ecc. riconobbe il potere del papa e la chiesa cattolica, rinnegò gli errori della chiesa orientale e giurò di serbare in avvenire fedeltà e obbedienza alla chiesa occidentale (5). II papa non assistè a questa funzione solenne. Fra i presenti, la fonte nota. Guillaume Indre, vescovo di Ostia; Bernardo de Bosquet, cardinale dei Dodici Apostoli, Francesco Tebaldeschi, cardinale di S. Sabina ; Raynaldo Orsini, card, diacono di S. Adriano. Furono queste le persone alle quali Giovanni V si rivolse al principio della sua professione di fede, nelle mani delle quali passò l’atto stesso dell’abiura, con la firma autentica dell’imperatore (6). Fra gli altri testimoni della cerimonia di abiura le fonti nominano : il cardinale Nicola ; il camerario Arnoldo, arcivescovo (1) I testi greco e latino ibidem, 38-43 Allatii De ecclesiae... consensione, coll. 843-852. (2) Secunda vita Urbani V auctore Wernero Canonico Ecclesiae Bunnensis ; Eodem anno (1369) die XIII Octobris dominus Papa venit ad Urbem, ubi jam dominus Imiperator Graecorum nomine Johannes Paleologus, expectabat eum (Muratori, III, 2. col. 635. Albanés-Chevauer I p. 46). Pei trasferimenti del papa in quest’epoca vedi nella cronaca Garoscus de Ui.MOISCA ediz. Fr. Ehrle, p. 323. (3) Prima vita Urbani V : Fuitque receptus honorifice ac tractatus per dictum Papam et Cardinales paulominus quemadmodum si fuisset Imperator Romanorum (Muratori, II, 2. col. O23. Albanès-Chevalier, I, p. 27). (4) Magnan si sbaglia riferendo questa notizia all’8 ottobre, Magnan, p. 421. (5) Il Gregorovius nota che la chiesa dello Spirito Santo fu scelta per l’abiura di Giovanni V, perchè egli doveva riconoscere la processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio. Gregorovius. Geschichte der Stadt Rom im Mittelalter. 4 Auflage, 1893, 13 VI. S. 341, Anm 2. (6) Baronii-Raykaldi p 162. Vedi Wadding Armales Minorum VIII, Romae, 1733, p. 212 (vi è detto erroneamente che l'avvenimento del 18 ottobre ebbe luogo in basilica Principis Apostolorum). Garoso de Ulmoisca, Iter italicum Urbani V, p. 324.