186 Il viaggio di Giovanni V Paleologo in Italia e l’unione di Roma. cuius rei testimonium presentes litteras nostre auree bulle munimine fecimus com-muniri, et nos hic nostra manu subscripsimus ut est moris. Datum Rome die il) mensis Jannuarij. Anno Nativitatis domini. Millesimo Trecentesimo Septuagésimo. Indictione Octava Pontiflcatus dicti domini pape. Anno Octavo. Da questo documento si vede che nel gennaio 1370 Giovanni V si trovava ancora a Roma. In questo documento è ancora interessante notare il chiarimento di Giovanni V, che per chiesa cattolica egli intendeva la chiesa romana, e per cattolici cristiani i cristiani, che sono in Occidente. Evidentemente, c’era la preoccupazione che il greco potesse adoperare il termine « cattolico » in senso diverso da quello che aveva in Occidente (2). Il papa comprendeva che la conversione di Giovanni e del suo seguito era insufficiente per raggiunger la desiderata unione delle chiese. Bisognava convincere della necessità di questa la popolazione dell’impero Orientale, la quale trattava le questioni religiose con molta sensibilità e prudenza. Il pepa ritenne utile rivolgersi ad essa con una parola di persuasione per mezzo del clero greco e il 22 febbraio 1370 emanò un proclama a « tutti i prelati delle chiese e dei conventi, comunque essi si chiamino, e al clero e ai monaci della città di Costantinopoli e delle altre parti della Grecia » (3). Dopo aver ricordato la venuta di Giovanni al « grembo materno » e dopo averlo paragonato « al più cristiano imperatore » il famoso Costantino, il quale aveva gloriosamente costruito la città di Costantinopoli e con l’esempio della sua conversione e del suo zelo aveva diffuso la religione cattolica prima nei paesi delPOccidente e poi dell’Oriente, il papa scrive, che la chiesa cattolica proverebbe maggior gioia, se il clero greco, « abbandonato il vecchio scisma », si rivolgesse a questa chiesa, « fuori della quale non c’è salvezza » e ritornasse alla vera e pura obbedienza del vicario di Cristo e erede del primo apostolo : « Oh, se Dio ci desse oggi una grazia così grande, di vedere l’unione della chiesa orientale con l’occidentale, spezzata (ho dolore!) per così lungo tempo! Noi finiremmo consolati i nostri giorni ed insieme al beato Simeone diremmo « Congeda ora il tuo servo, o Signore, in pace, perchè gli occhi miei hanno visto la tua salvezza ». Nel caso della loro conversione al cattolicesimo, il papa prometteva ai greci la liberazione dall’empio ed esecrabile po- (1) Nel manoscritto la data non è indicata. (2) W. Norden, Das Papsttum und Byzanz. Berlin, 1903, p. 709 n. 3. Uno storico russo della chiesa osservava a questo proposito : « È notevole, fino a che punto avevano fiducia i latini in Giovanni Paleologo e nei greci in generale. Temendo dei cavilli da parte di questi ultimi, Urbano nel 1370 costrinse l’imperatore a rilasciare un altro documento, col quale Giovanni Paleologo, ad evitare malintesi, spiegava che quando egli testimoniava solennemente la propria sottomissione alla chiesa romana, intendeva la chiesa a capo della quale era Urbano V e non la chiesa greca, poiché i greci, chiamando sè stessi romani, anche la loro chiesa potevano chiamare romana ». A. Katanskij. Vopros o soedinenii cerkvej. (La questione dell’unione delle chiese). « Christ. Ctenie » p. 583, 1868, I. (3) Baronti-Raynaldi, a. 1370, 2-3 p. 170-71. Una breve esposizione di questa lettera in Magnan, p. 423-424. (Il Magnan la fa erroneamente risalire all’8 marzo).