■<&> 306 «®=- almeno credibile che il clima umido abbia specialmente influito a mantenere il vigore de’ loro corpi ; se non fosse che una disposizione di que’robusli uomini a morbi infiammatorii trovasse in queste condizioni atmosferiche circostanze favorevoli ad evitarli. Anche Marziale auguravasi di finire la sua vita ne’ nostri lidi. Vos eritis nostrae portus requiesque senectae (1). E queste antiche testimonianze vengono corroborate dalle cose esposte al paragr. 1. Ora deggionsi considerare le malattie che per virtù del clima di Venezia incontrano alleviamento o guarigione. Fra le quali sopra ogni altra meritano ricordanza le infiammazioni lente degli organi del respiro. In codeste infermità spesso il bisogno delle missioni di sangue è contrastato dal decadimento delle generali forze e dalla consumazione del corpo. Non è dunque per esse migliore schermo del clima di Venezia, in cui, come indicossi di sopra, le flogosi non richieggono tutto lo spargimento di sangue che altrove. Per tale rispetto può giovare anche ne’ tubercoli polmonari. Questi destano infiammazione, e fa d’ uopo mitigarla con metodo antiflogistico ; la di cui misura deve stare più rigorosa, perchè secondarie sono le flogosi, e con esse non finisce il malore. Rendono qui il verno meno pericoloso a questi infermi 1’ umidità dell’ aere e la mitezza del freddo. Durante la state è pure apprezzabile la mancanza di polve lungo le vie, poiché questa, sollevandosi dal suolo, offende in terraferma gli ammorbati canali del respiro. Possono pertanto più facilmente che in altre città uscire di casa i tisici a Venezia, dove le gondole trasportano da luogo a luogo con un placido movimento, che non accelera il corso del sangue e invita mollemente al sonno. Manca il fastidioso rumore de’ cocchi, e possono gl’ infermi godere la preziosa quiete delle solitudini nelle agiatezze di un’ ubertosa città. Tale è propriamente Venezia, in cui nulla nasce dalla sua terra, e tuttavolta si hanno in copia delicati erbaggi, saporite frutta, freschi legumi, salubri carni, a tacere dei pesci e molluschi che le son propri. Vegetano in queste acque piante medicinali. Molto si usa lo (i ) Lib. IV, Epigr. XXV, De littorìbus Altini, etc.